La golosità ha sull’amore mille vantaggi. Ma il più importante è che, mentre bisogna essere in due per abbandonarsi all’amore, si può praticare la golosità da soli, anche se l’abate Morellet ha detto: “Per mangiare un tacchino al tartufo bisogna essere in due: il tacchino e se stessi”.
cit. Guy de Maupassant

Noi siamo ambiziosi e vogliamo fare andare di pari passo amore e golosità ma per farlo qualche regola c’è. Da dove iniziare? seguiamo il suggerimento di una famosa attrice (grande amica di mamma tra l’altro!):

Gli italiani hanno solo due cose per la testa: l’altra sono gli spaghetti.
cit. Catherine Deneuve

Non entro nel merito della teoria della splendida attrice ma partire dal come mangiare gli spaghetti mi sembra un’ottima idea!

Poche regole ma precise:

  • Non ci si deve sistemare il tovagliolo come fosse un bavero e nemmeno lo si regge con la mano sinistra all’altezza del petto, se si temono gli schizzi si ordina qualcos’altro.
  • Non si rigirano gli spaghetti dopo aver messo il parmigiano (se non in modo molto contenuto e discreto per spargerlo un po’), non si aspirano per velocizzare l’operazione (la bocca ne esce concia e inguardabile, non parliamo poi del tovagliolo).
  • Non si arrotolano molti spaghetti per volta e, soprattutto, non si usa il cucchiaio come base per fare girare la forchetta, per questa operazione il lato del piatto basta e avanza.

Spaghetti finiti ma se vogliamo parlare di galateo in tavola c’è un capitolo molto imbarazzante che va assolutamente affrontato: i piselli!

  • Vanno raccolti con la forchetta, che si porterà alla bocca: significa che non potete caricarla troppo di cibo perché basterà una piccola inclinazione e i piselli ricadranno nel piatto o, peggio, nella tovaglia o in grembo (macchiandovi).
  • Non si abbandonano nel piatto gli ultimi cinque o sei piselli semplicemente perché non sapete come caricarli sulla forchetta: il coltello serve (anche) a questo.
  • Il coltello, non il dito indice dell’altra mano, che fate comparire di soppiatto e poi pulite veloci sul tovagliolo (qualcuno anche sulla tovaglia) immaginando che nessuno lo noti.

Passiamo ad un altro argomento spinoso: la frutta intera!

Sulla frutta potremmo scrivere un’enciclopedia ma non è il caso. Basta ricordare che la maggior parte dei frutti piccoli, se serviti correttamente con il picciolo, possono essere prelevati dalla ciotola di servizio e portati alla bocca con le mani. Tra questi fragole, ciliegie, uva, uva albicocche, mandarini. Prugne, pesche, arance, triangoli di anguria vanno invece consumati con coltello e forchetta.

Arriviamo alla domanda cruciale: gli scarti, nocciolo, semi, come si possono espellere?

Negli anni partecipando a cene di gala e formali, ho visto scene davvero esilaranti, gente che per non fare brutta figura mandava giù anche l’osso dell’albicocca. Come sempre la regola c’è e dice che tutto ciò che dal piatto arriva in bocca con la forchetta tornerà al piatto con la forchetta (quindi l’osso della prugna o i semi dell’anguria seguiranno questa strada); tutto ciò che va dal piatto alla bocca con le mani tornerà, in caso di scarto, con le mani (semi dei mandarini, osso dell’albicocca o nocciolo della ciliegia).

Il tutto con buona dose di discrezione e senza accatastare i noccioli delle ciliegie all’interno della guancia, sembrereste pronti per il dentista. Se non siete all’altezza della frutta ordinate una macedonia o una pannacotta!

Mrs Fork

 

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