“Da decenni, purtroppo, la migrazione dell’Ibis Eremita attraverso il Veneto rappresenta un serio pericolo per questi rarissimi esemplari in via di estinzione, a causa della presenza di doppiette senza scrupoli”.

L’allarme viene lanciato da un’interrogazione del consigliere regionale del PD Veneto, Andrea Zanoni sottoscritta anche dai colleghi Anna Maria Bigon del PD, Cristina Guarda di Europa Verde e Arturo Lorenzoni, speaker del centrosinistra.

“Di recente due giovani Ibis, registrati e identificati con tanto di anello di riconoscimento, e parte di uno stormo di soli 15 membri, sono stati abbattuti – questa la denuncia – mentre riprendevano il volo dopo essersi fermati per riposare in una zona agricola a sud di Verona. Le radiografie eseguite sui loro corpi hanno confermato che a causarne la morte sono stati diversi pallini di fucile da caccia. E molte altre uccisioni sono avvenute in questi 20 anni nel territorio veneto: in particolare nel Delta del Po, in provincia di Vicenza e in provincia di Verona”.

L’esponente dem evidenzia che “il territorio italiano è interessato dalla migrazione dell’Ibis eremita. La maggior parte degli esemplari che attraversano i nostri cieli raggiunge l’oasi naturale della laguna di Orbetello, in Toscana. Alcuni però stazionano, trascorrendovi alcune settimane, in Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lombardia e Lazio. Il progetto europeo di recupero e reintroduzione in natura dell’Ibis eremita (Geronticus eremita), specie che si era estinta in Europa e che è stata inserita nella lista rossa dell’Unione mondiale per la conservazione della natura (IUCN), è stato avviato nel 2002, con la denominazione “Waldrappteam”. All’inizio del 2022, dopo 20 anni di sforzi di reintroduzione, nelle Alpi europee si è registrata la presenza di 200 esemplari. Visti gli incoraggianti risultati, il progetto è stato sempre rinnovato e nel 2022 si è evoluto nel “LIFE20 Northern Bald Ibis”, il quale prevede che questa popolazione di volatili dovrà diventare autosufficiente entro il 2028 e sopravvivere per lo più senza l’intervento umano”.

 

In conclusione Zanoni ricorda che “nel Piano d’azione nazionale per la lotta agli illeciti contro gli uccelli selvatici, del Ministero dell’Ambiente, il Delta del Po, in Veneto, risulta essere uno dei siti che necessitano di maggiore tutela e controllo da parte delle istituzioni preposte (cd. “black spot”), date le ripetute uccisioni di specie protette con fucili da caccia”. E pone la domanda finale: “quali urgenti e decisivi interventi intende mettere in atto per far cessare una volta per tutte questa grave e intollerabile mattanza di una specie che rischia la definitiva estinzione?”.

 

Comunicato Stampa (nella foto la radiografia di uno dei due Ibis eremita dove sono ben evidenti i pallini delle cartucce da caccia)

 

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