di Federica Bosco a cura di Sanità Informazione
Basta obblighi e restrizioni, per Matteo Bassetti, virologo ligure, direttore della clinica di infettivologia all’Ospedale San Martino di Genova e docente universitario, è tempo di accompagnare gli italiani verso una stagione invernale che sarà impegnativa per la presenza di un virus contagioso, ma pericoloso in misura inversamente proporzionale alla volontà di over 65 e fragili di fare la quarta dose. «Oggi credo che obblighi e restrizioni siano assolutamente anacronistici, ma serve un messaggio forte per dire alle persone più anziane e fragile di andare a vaccinarsi. I numeri stanno crescendo ma sono ancora troppo bassi, dobbiamo arrivare a percentuali di copertura degli over 60 e 70 maggiori».
La garanzia del vaccino bivalente
Green pass, chiusure e mascherine hanno fatto il loro tempo, anche perché il vaccino bivalente per Bassetti è una garanzia, in grado di coprire molto bene le varianti di Omicron e dare un maggior numero di anticorpi in grado di alzare la barriera di protezione nel confronti della malattia grave e dell’infezione. «Il green pass è stato uno strumento utile nel 2021 per sostituire in qualche modo l’obbligo vaccinale che la politica non è stata in grado di fare – ammette Bassetti -., Il mondo medico allora lo chiedeva, almeno in una certa fase e per una certa parte della popolazione (over 40). Oggi si deve andare oltre e passare da una situazione di emergenza ad una di convivenza. I medici e le società scientifiche consiglieranno ancora ai più fragili di vaccinarsi, ma le persone decideranno in autonomia se farlo. Io spero e mi auguro che gli italiani abbiano capito che è bene, se hanno più di 65 anni o sono fragili, di vaccinarsi non solo contro il Covid, ma anche contro l’influenza e altre prevedibili malattie. Lo stesso vale per le mascherine. Noi non possiamo continuare a dire alla gente quello che deve fare».
«Non è un liberi tutti»
Dopo un anno e mezzo di obblighi, è tempo dunque di un atteggiamento diverso: «Mi auguro che non valga il solito concetto italico che levare l’obbligo di usare la mascherina, equivalga all’obbligo di non usarla – ribadisce Bassetti -. Occorre andare cauti, non è un liberi tutti. Qualcuno dovrà continuare ad usarla: anziani e fragili, non i ragazzi a scuola o sull’autobus. Dopodiché se ci sono dei giovani fragili con problemi di salute, è bene che si mettano la mascherina, che è uno dei tanti strumenti con cui frenare il virus. L’importante è che non venga portato come l’unico vessillo anti Covid. Oggi se dovessimo continuare a dire alle persone che servono degli obblighi avremmo evidentemente fallito il nostro compito».
«Dopo Speranza meglio un tecnico»
Un rischio che non deve correre il nuovo governo e dunque Bassetti per il dopo, Speranza consiglia a Giorgia Meloni un tecnico piuttosto che un politico. «Oggi al Ministero della Salute ci sono una serie di temi da affrontare, non solo il Covid: dai fondi del PNRR che devono essere in qualche modo reindirizzati, alla nuova riorganizzazione della medicina del territorio, agli ospedali e alle case di comunità fino alla nuova collocazione della ricerca scientifica italiana nell’ambito sanitario; una tale quantità di lavoro da fare che non c’è tempo da perdere per aspettare che un ministro politico impari la materia. Questo non vuol dire che debba essere necessariamente un medico, ma potrebbe essere un professionista con competenza nell’ambito del sistema sanitario».
Nel toto nomi per il Ministero della Salute c’è anche quello di Matteo Bassetti che strizza l’occhio a Giorgia Meloni. «Io sto bene nel mio ruolo di direttore della clinica e professore universitario, dopodiché se succederà vedremo. D’altro canto, lavoro per una università pubblica, e per un ospedale pubblico quindi mi pare evidente che lavoro per il Paese».