32milioni di euro sono stati spesi nel vicentino per il veglione di capodanno con circa la metà dei residenti che ha preferito festeggiare in famiglia con prodotti all’insegna della tradizione e del territorio.

La notte più lunga dell’anno è costata 2,4 miliardi di euro per cibi e bevande, che sette italiani su dieci (71%) hanno consumato nelle case, proprie o di parenti ed amici, mentre gli altri si sono divisi tra ristoranti, trattorie, pizzerie, pub ed agriturismi. È quanto emerge da un’indagine Coldiretti Ixe’ sul bilancio del cenone, dalla quale si evidenzia un aumento del 14% della spesa con il ritorno a tavola dei prodotti più tipici.

“Lo spumante non poteva mancare sulle tavole, ma per il brindisi, allo scoccare della mezzanotte, molti vicentini hanno optato per vini autoctoni, dal Durello al Recioto, privilegiando le bollicine quale vino da tutto pasto – ha commentato Martino Cerantola, presidente provinciale di Coldiretti Vicenza – Ovviamente un gran numero ha optato per il Prosecco, vino che non manca mai nelle cantine dei veneti”.

A confermarlo il dato nazionale, che di riflesso ha interessato anche Vicenza: nove italiani su dieci hanno fatto saltare ben 74 milioni di tappi durante le feste di fine anno. Nella classifica, a ruota, le lenticchie erano presenti nell’82% dei menu, forse perché sono chiamate a portar fortuna. L’interesse per le lenticchie è stato accompagnato dalla riscossa di cotechino e zampone presenti sul 67% delle tavole.

Si stima che siano stati serviti, nel Vicentino, circa 60mila chili di cotechini e zamponi, con una netta preferenza per i primi.

Sulle tavole per le feste è stato forte anche il consumo del pesce nazionale, a partire da alici, vongole, sogliole, triglie e seppie con il 66% degli italiani che ha assaggiato il salmone arrivato dall’estero, appena il 13% si è permesso le ostriche ed il 15% il caviale, spesso di produzione nazionale, che viene anche esportata.

E per la frutta stravince quella made in Italy, dall’uva presente nel 66% delle tavole, anche per motivi scaramantici, mentre per il 42% resiste la ricerca dell’esotico.

Il Made in Italy è scelto anche all’estero per il brindisi benaugurale. Per lo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre, infatti, sono salite ad oltre 560 milioni le bottiglie di spumante italiano stappate all’estero nel 2019, segnando un aumento del 9% rispetto allo scorso anno.

Fuori dai confini nazionali i consumatori più appassionati sono gli inglesi, che non sembrano essere stati scoraggiati dalla Brexit e sono nel 2019 il primo mercato di sbocco dello spumante italiano, con le bottiglie esportate che fanno registrare un aumento del 7% nelle vendite, mentre gli Stati Uniti sono al secondo posto, con un balzo dell’11%, pur in presenza di tensioni commerciali e timori collegati ai dazi. In posizione più defilata si trova la Germania, che rimane il terzo consumatore mondiale di spumante italiano, ma che con la frenata dell’economia tedesca paga un calo dell’8% rispetto all’anno precedente.

“Sul successo delle bollicine tricolori nel mondo pesa, però la contemporanea crescita delle imitazioni in tutti i continenti – ha concluso Cerantola – A partire dall’Europa, dove sono in vendita bottiglie dal Kressecco al Meer-Secco prodotte in Germania che richiamano palesemente al nostrano Prosecco che viene venduto addirittura sfuso alla spina nei pub inglesi. All’estero finisce circa il 70% della produzione nazionale di bollicine”.

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