Le parole hanno un peso. E lo sa bene Giovanna Mezzogiorno che, negli ultimi anni, è stata vittima di rifiuti sul lavoro, commenti sgradevoli e risatine alle spalle nel mondo del cinema e sui social a causa dell’aumento di peso durante la gravidanza. Una vicenda che ha ispirato, con ironia, ‘Unfitting’: il documentario dell’attrice con cui debutta alla regia e che  ha presentato alla Festa del Cinema di Roma.

Nel cast Ambra Angiolini, Marco Bonini, Massimiliano Caiazzo e l’agente Moira Mazzantini, nei panni di se stessa. “Capisco Giovanna. Io porto una taglia 42 che sembra un insulto a tutto, alla moda e ai costumisti”, ha commentato Crescentini. “La mia difesa è l’autoironia. Ma è qualcosa che ha stufato. Ci sono tante colleghe che per non fare il famoso ‘fitting’ (ovvero la prova costume, ndr) per un red carpet si rivolgono al vintage per non vivere quell’umiliazione, perché di questo si tratta”. Per Caiazzo “capita anche agli uomini di essere vittime di un certo tipo di giudizio: il mio approccio al film è partito da questo. Il mondo dell’intrattenimento si nutre tanto del chiacchiericcio, che talvolta fa passare in secondo piano il talento. Il cinema, l’arte, non possono cambiare le cose ma scuotere le persone sì, e allora che vengano scosse”. Il corto – accompagnato dal brano ‘Il paradiso dei bugiardi’ di Tiziano Ferro – è stato ideato dalla direttrice di Grazia, Silvia Grilli, e prodotto da One More Pictures in collaborazione con il magazine e Bulgari.

Forma di violenza che sfrutta l’insicurezza corporea

Il termine “body shaming” indica la pratica di offendere qualcuno o qualcuna per il suo aspetto fisico, ad esempio attraverso insulti, derisioni, giochi di parole, allusioni, in genere diffusi tramite l’utilizzo del social media, spesso sistematici e persistenti.

Non esiste una definizione univoca del “body shaming” poiché si tratta di un termine che si è diffuso nella cultura popolare e nell’attivismo, soprattutto online. È una forma di violenza che sfrutta l’insicurezza corporea (la sensazione di disagio o insoddisfazione riguardo al proprio aspetto fisico) e assume spesso le forme del bullismo/cyberbullismo o dell’hate speech legati all’aspetto fisico. Il “body shaming” può diventare anche una manifestazione della violenza di genere, circostanza che rende bambine e ragazze ampliamente esposte ad offese e aggressioni basate su commenti negativi relativi al loro corpo: il body shaming è parte di una cultura che promuove la disuguaglianza di genere e contribuisce a una mentalità sessista.

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