Nel mezzo del cammin della sua vita Leonardo Frigo, 27 anni soltanto,  ancora non ci è arrivato, ma già si parla di lui in Italia e in mezza Europa. Un talento che ha dell’incredibile questo ragazzo nato nell’altopiano dei Sette Comuni e da qualche anno stabilitosi a Londra, capace di coniugare una notevole dote musicale con uno spiccato senso per l’arte creativa: il tutto condito con una grande passione per la letteratura in particolare per quel Dante Alighieri che con le sue terzine ha toccato le corde di un animo sensibile quanto raffinato.

Cinque anni di duro lavoro, quasi un artigianato che riporta al sapore antico degli amanuensi che nel silenzio dei loro monasteri copiavano gli scritti dei più grandi: così anche Leonardo che armato della sua china, dopo una lunga fase di studio e progettazione ha rappresentato su ben 33 violini e 1 violoncello i canti dell’inferno dantesco. Attraverso disegni e simboli caratterizzanti la storia narrata dal poeta fiorentino che nel suo viaggio tra i gironi più cupi ha raccontato le vicissitudini dei suoi contemporanei rei dei peccati più oscuri e per questo puniti con la legge del contrappasso quasi a trovare una simmetria con la giustizia divina, il giovane laureato presso l’Università dell’Arte di Venezia, ha dato così una nuova casa all’eternità dei versi più recitati al mondo.

Vicende che hanno catturato il giovane Leonardo al punto da creare un’opera esposta fino alla fine di settembre in una mostra interamente dedicata nella Basica Palladiana cui ne seguirà poi un’altra a Firenze: per il visionario artista nato ad Asiago, un palcoscenico prestigioso, preambolo sicuro di altri successi dopo una presenza contata in oltre 18mila visitatori.

E non solo Divina Commedia: in passato i violini sono diventati la tela perfetta per rappresentare le Quattro Stagioni di Vivaldi e ancora I sette peccati capitali, anche se le cantiche dantesche rappresentano ad oggi un nuovo culmine della carriera di Leonardo Frigo. Quasi un invito a proseguire, magari con Purgatorio e Paradiso: quasi come un invito di Dante stesso, per illuminare il mondo con la luce della virtù e della conoscenza del sapere “Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”.

Marco Zorzi

 

 

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