(Dire)L’uscita di Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute Speranza, sulla necessità di un lockdown per il Paese ha infiammato il dibattito pubblico. A mettere benzina sul fuoco delle discussioni è stata anche la decisione di rinviare l’apertura degli impianti di sci al 5 marzo, comunicata proprio a ridosso della scadenza del 15 febbraio con le prenotazioni già andate a gonfie vele. Complice il cambio del governo, la comunicazione sull’emergenza sanitaria e sulle decisioni politiche successive sembra essere saltata, senza una guida unitaria e autorevole che parli ai cittadini. Si vive di anticipazioni e voci informali, e il risultato è un’opinione pubblica smarrita di fronte agli eventi: da una parte abbiamo virologi, scienziati e immunologi divisi tra loro sulle soluzioni da prendere di fronte alla diffusione delle varianti del virus, molto contagiose: chi vuole chiudere tutto e tutti, come avvenuto quasi un anno fa, e chi invece vuole intervenire dove la situazione è sfuggita di mano e si mette a rischio la tenuta del sistema sanitario.
La politica, in attesa del via libera al Governo Draghi è ancora in balìa degli eventi e ricca di ‘distinguo’ sulle scelte da assumere per contrastare la pandemia e la crisi economica e sociale. E così anche sulla campagna vaccinale se ne sentono di tutti i colori, con alcune Regioni pronte a fughe in avanti per accaparrarsi le dosi di vaccini (ancora troppo scarse) per procedere alla necessaria copertura. Insomma è il momento di fermarsi, di parlare meno ma meglio. Gli scienziati facciano informazione sul virus, ma lascino le decisioni alla politica. E anche qui, si parli prima, con autorevolezza e senza nascondersi. I cittadini hanno dimostrato di comprendere le difficoltà del momento, di adeguarsi e rispettare – nella stragrande maggioranza dei casi – le decisioni a tutela della salute pubblica. Quello che disorienta è il continuo cambio di posizione e il dibattito a troppe voci. Di questo oggi non ce n’è veramente bisogno. (Dire)