Mancano 10 giorni al Natale e alla magia – soprattutto per i più piccoli – di scartare i doni sotto l’albero. Doni solitamente richiesti esplicitamente, nella famosa letterina scritta nelle settimane precedenti a Babbo Natale, il caro vecchietto vestito di rosso che vive in una casa di legno in Lapponia e si fa aiutare da un esercito di elfi a preparare tutti i regali e li consegna, insieme alle renne che trainano la slitta, nella notte tra il 24 e il 25 dicembre ai bambini di tutto il mondo. Nonostante siamo in un mondo sempre più social e digitale, l’incanto della letterina a Babbo Natale è una di quelle cose che non è ancora passata. La letterina, nella stragrande maggioranza dei casi, infatti, è ancora rigorosamente scritta a mano su carta (da mamma o papà magari, per chi ancora non sa scrivere), e accompagnata da uno o più disegni.

 

Caro Babbo Natale, sono stato buono, vorrei ricevere questo e quest’altro“: la formula resta sempre questa. C’è chi osa di più, e chiede parecchie cose (quasi in stile lista della spesa), chi è più morigerato e ne chiede solo una o due (sperando poi magari che Babbo Natale faccia un ‘extra’) e spesso ci sono bambini generosi che fanno richieste anche per i fratelli minori o per gli stessi genitori o a volte anche per ottenere cose astratte (la pace nel mondo, la fine della guerra, regali per i bimbi più poveri). La lettera viene imbucata con tanto di francobollo indirizzi più o meno fantasiosi che spaziano dalla Lapponia al Polo Nord (ma tanti genitori la nascondono gelosamente in fondo a un armadio come ricordo, e guai se dovesse uscire fuori prima dell’età della ragione). Poi c’è l’attesa, solitamente scandita dalle finestrelle del calendario dell’avvento (per chi mantiene questa usanza) che accompagna i più piccoli alla notte di Natale.

L’ATTESA E LA CORSA SOTTO L’ALBERO

Anche le tempistiche dei festeggiamenti non sono uguali in tutte le case. C’è chi da sempre preferisce la magia della notte santa (quando la vulgata piazza la nascita di Gesù a Betlemme), e quindi è abituato ad aprire i regali nella tarda serata della Vigilia (magari dopo aver simulato il passaggio di Babbo Natale con dei sospetti rumori). C’è invece preferisce l’incanto della mattina del 25 dicembre. Il risveglio, la corsa silenziosa col fiato sospeso fino all’albero di Natale per vedere se, sotto l’albero, sono spuntati pacchetti e pacchettini (e se Babbo Natale ha mangiato i biscotti e le renne le carote lasciate la sera prima). Gli occhi spalancati dei bambini di fronte ai regali sotto l’albero sono uno spettacolo che non ha prezzo. Ma c’è un però. E cioè un consiglio a vivere un Natale di doni ma senza esagerare. Lo ha spiegato bene il filosofo Umberto Galimberti in alcune interviste rilasciate negli ultimi anni, affrontando il particolare il concetto di “desiderio”. Perchè un Natale senza regali non sarebbe un Natale, quindi è normale preparare regali e pacchettini e cercare di esaudire i desideri dei più piccoli. Ma non bisognerebbe esagerare. Ecco perchè.

“IL DESIDERIO È MANCANZA”

Il desiderio è mancanza. Ai bambini bisogna far mancare le cose. Non si devono regalare le cose ai bambini in qualunque momento, per il compleanno, a Natale, per pasqua, quando sono promossi. I giocattoli di solito stanno al posto delle parole mancate“, dice Galimberti. E spiega che “riempirli di cose che non hanno neanche desiderato” è un errore, perchè così si sta “uccidendo” il loro desiderio. E spesso, se i regali sono troppi, finisce che i bambini li scartino “con nervosismo isterico” e poi li “buttino lì, li lascino da parte”. Le stanze piene di giocattoli, che in un’intervista Galimberti chiama “musei di giocattoli non giocati“, hanno un solo risultato, quello di “uccidere il desiderio”. E questo può portare conseguenze non buone in adolescenza.

IL DESIDERIO COME MECCANISMO DI CRESCITA

“Quando tu hai ucciso il desiderio nel bambino- è il ragionamento di Galimberti-, non ti devi lamentare se nell’adolescenza saltano fuori dei disastri”. Un adolescente che è stato un bambino che ha avuto tutto “non desidera più niente, non gli interessa niente, gli va bene il mondo così com’è”, perchè il desiderio potenzialmente è rivoluzione, vuol dire che il mondo non ti va bene e lo vuoi cambiare”. Perchè “il desiderio è la macchina che ti fa cambiare il mondo”, ma “se tu hai indebolito il desiderio nel bambino, non ti devi lamentare che poi non abbia voglia di cambiare il mondo da giovane”. Il desiderio, infatti, conclude il filosofo, “è una macchina potentissima che ti fa crescere, quando desideri qualcosa metti in atto delle strategie per raggiungerla, se automaticamente ti viene consegnata non metti in moto strategie, non cresci”. E “tutto quello che viene facilitato sono tutte montagne che non hai scalato”.

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