Uno squarcio alla vallata che per una comunità come quella dell’Astico è un fendente in pieno petto. E non perchè la Valdastico nord, l’opera pubblica sulla quale si dibatte ormai da anni, toglierà l’orto a qualcuno, ma perchè è vista come qualcosa di cui si potrebbe fare a meno, in cambio di quella conservazione di luoghi quasi sacri, se si pensa a borghi antichissimi, alle chiese di San Giorgio e Sant’Agata.

Quel cantiere a cielo aperto che inevitabilmente sconquasserà quanto per gli abitanti dei comuni coinvolti va protetto, custodito gelosamente in nome di un senso di appartenenza, che nel cittadino veneto è vivo più che mai. Hanno paura gli abitanti della valle, divisi tra chi la Valdastico Nord la vuole e chi invece, sta lottando strenuamente per far sentire le proprie ragioni. Sono i membri del Comitato No Valdastico Nord, che oltre ad avere la morte nel cuore per quello che sembra ormai destinato a cambiare la loro vita, si sentono dimenticati da chi non fa più eco alla loro voce. Li abbiamo incontrati in una serata autunnale. Immaginavamo una chiacchierata al bar del paese, un giovane idealista, un paio di irriducibili ambientalisti, maroni e vin novo. Ci sbagliavamo: la questione è seria. Ad accoglierci circa 80 persone, che ci hanno raggiunti a Casotto di Pedemonte, una frazione di 600 anime, che l’altra sera, era più vivace di una metropoli. A scaldare gli animi, non solo chi da qualche mese sente la voce insistente e apprende dai giornali che la Valdastico Nord potrebbe diventare realtà, ma anche la frustrazione di chi è ferito dall’atteggiamento di qualche sindaco ambiguo che al suo popolo mostra comprensione e si dice disponibile all’ascolto per farsi portavoce delle istanze, ma che poi, nelle sedi istituzionali, dichiara tutt’altro non prendendo una posizione netta. La riunione dell’altra sera a Casotto non è un incontro contro i sindaci, ma contro chi non ha dato loro nemmeno la possibilità di dire la propria. Tra le persone sedute e grate per quell’opportunità di confronto reale e non di facciata,residenti accorsi da Cogollo del Cengio, Pedemonte, Lastebasse, Valdastico, Arsiero, Velo e Piovene Rocchette. Sui loro volti, si legge di tutto. L’umanità è racchiusa in quella stanza della ‘Casa della Regola’, dove giovani, anziani e gente di mezza età ha qualcosa da dire. Qualcosa che non ha potuto dire e che si porta dentro da chissà quanto.
Il comitato ‘No Valdastico Nord’ è nato a inizio 2012 con quindici persone, per rafforzarsi oggi con l’intento di dare battaglia per quanto sia possibile, alla decisione di prolungare il tratto autostradale tanto decantato da quarant’anni. Collegherà Piovene Rocchette a Besenello.
‘Nella vallata – ha spiegato Denise Scalzeri, portavoce del comitato – i sindaci hanno detto solo che le aziende chiudono perché non c’è la Valdastico, ma sono assurdità. Il prolungamento fino a Besenello avrà conseguenze devastanti per la valle, che oltre a subire danni permanenti si vedrà trasformata in cantiere per circa quindici anni’. 
Tante le critiche ai sindaci dei paesi della valle. Da Maurizio Colman (Piovene Rocchette) che avrebbe interessi perché ‘è dentro la sezione viabilità’, come ha sostenuto un presente alla serata, ad Alberto Toldo (Valdastico) che non si sarebbe impegnato per modificare il tracciato della sua zona di competenza. E poi Riccardo Calgaro (Cogollo del Cengio) che non avrebbe lottato abbastanza con l’attuale tracciato che sacrifica Cogollo più degli altri paesi; Roberto Carotta (Pedemonte) che pur essendosi dimostrato collaborativo non avrebbe dato troppo ascolto ai suoi cittadini, e via così fino a far apparire tutte le amministrazioni comunali della Valle dell’Astico come un gruppo di rappresentanti inadeguati che piegano il capo davanti alle autorità provinciali. 
‘I sindaci non ci rappresentano – hanno spiegato dal comitato – ci sentiamo abbandonati e qui non siamo di nessuno’. Parole dure dette da cittadini che vedranno la valle di cui sono tanto orgogliosi privata di ruscelli, prati e rocce per lasciare spazio al progresso. 
‘Davidina Scalzeri è una grintosa valligiana:’ Qui sono nata, ho i miei amici, la mia casa, l’orto, l’aria buona. Certo, il posto di lavoro, la scuola per i figli, lo svago della città sono lontani, ma sarà l’autostrada a rendermeli più vicini? Di sicuro sciuperà l’aria, romperà il silenzio e sfiorerà la mia casa’.
I presenti all’incontro, che fa riflettere anche noi giornalisti, troppo affaccendati a dare la parola a chi sa farsela dare con l’abilità dell’accentratore che attira l’attenzione con il fare del populista, dicono che non hanno intenzione di cedere. Hanno già raccolto circa 400 firme e Federico Strazzer, presidente della No Valdastico Nord preannuncia riunioni e confronti, che possano coinvolgere le istituzioni, la società realizzatrice ed il presidente della Provincia. Vogliono però, un atteggiamento diverso da quello registrato nel corso dei dibattiti fatti nei mesi scorsi, dove il comitato si è sentito censurato.Vogliono una vera e propria occasione di dialogo, non un monologo sul progetto preliminare, come è accaduto ad Arsiero, dove a detta del comitato, non ci sarebbe stato contraddittorio. 
Lasciamo la saletta della Casa delle Regole per rientrare a Thiene e in auto, tutti insieme, riflettiamo sulla frase pronunciata con la sua esile voce da Annalia Sartori, anche lei membro del comitato No Valdastico Nord. ‘‘Sono stati eletti perché ci hanno detto che dobbiamo essere padroni a casa nostra. Noi li abbiamo votati con un’idea, invece loro intendevano un’altra cosa. Volevano dire che loro avrebbero comandato facendo il buono e cattivo tempo, e noi avremmo solo dovuto ubbidire in silenzio’.

di Redazione Thiene on line

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