Un viaggio a piedi nell’attualità delle principali esperienze italiane di montagnaterapia, un originale approccio a carattere terapeutico-riabilitativo e socio-educativo, finalizzato alla prevenzione, alla cura ed alla riabilitazione di individui portatori di problematiche, patologie o disabilità. Su RaiPlay Sound , “La montagna che cura”, il podcast di Luca Calzolari e Roberto Mantovani, racconta la storia di questa terapia e dei suoi benefici sulla mente e sul corpo.
Ventiquattro giornate di registrazioni lungo i sentieri delle Alpi e degli Appennini e innumerevoli viaggi in tutta la Penisola, dal Piemonte alla Lombardia, dal Veneto al Trentino-Alto Adige, per continuare con la Liguria e l’Emilia-Romagna, e finire, nel cuore dell’inverno, tra i boschi innevati della Basilicata. Sintesi di un fitto intreccio di colloqui con operatori socio-sanitari, medici, volontari, persone affette da disabilità fisica, problemi di salute, disagio psichico, “La montagna che cura” racconta gli effetti di una nuova cura, basata sul potere trasformativo della montagna nei confronti di pazienti, medici e accompagnatori. Il coro di voci raccolto dal registratore, frutto di un paziente intreccio di relazioni con i protagonisti delle esperienze raccontate negli episodi del podcast, lascia intravedere il metodo seguito dagli autori, che hanno cercato di integrarsi il più possibile con le esperienze della montagnaterapia, dopo aver conosciuto prima gli operatori e poi i pazienti, incontrandoli più volte e partecipando anche all’organizzazione delle uscite. Senza dimenticare di essere giornalisti, ma accettando di diventare parte integrante del setting terapeutico delle terre alte e sperimentando, assieme a medici, pazienti e accompagnatori, il valore del cammino al cospetto di cime e crinali, in una ricerca di un’autenticità capace di recuperare i valori della vita che la quotidianità tende sovnte a banalizzare. Per rispetto alla privacy, in alcuni casi sono state anche modificate le voci dei pazienti.
A proposito di montagnaterapia, si considerano importanti le intuizioni del grande psichiatra Franco Basaglia che porta i suoi malati fuori dalle mura dei manicomi, per restituirli alla vita di relazione e agli stimoli generati dall’ambiente. Pionieristica è anche la storia dell’infermiere Pascal Petitqueux, del centro ospedaliero “Bel Air” di Charleville-Mézières nelle Ardenne, che nel 1984 conduce i suoi pazienti, a 2500 metri, e scopre che, di fronte alle difficoltà della montagna, ognuno di loro reagisce scovando dentro di sé le risorse per affrontare il terreno sconnesso e i suoi potenziali pericoli. L’esperienza francese arriva in Italia 8 anni dopo, nel 1992, con l’articolo “Malati di mente alpinisti per guarire” pubblicato da Ulderico Munzi, sul Corriere della Sera. Analoghe esperienze, nel nostro Paese, erano però già cominciate qualche anno prima. Tra coloro che hanno intuito gli immensi benefici della montagna anche l’antropologo Annibale Salsa, già Presidente generale del Club alpino italiano.
E proprio il Cai sostiene e coordina fin da subito i progetti strutturati di gruppo, creando corsi di formazione ad hoc per accompagnatori. Sono molte le problematiche e disabilità che vengono trattate con la montagnaterapia, rimedio capace di generare salute e inclusione. Malati di patologie di diverso tipo, persone con dipendenze da sostanze e ludopatici, dimostrano di trarne un effettivo beneficio e di acquisire margini di autonomia che non pensavano di avere. Tra questi i soggetti autistici, gli insulino dipendenti, quelli non vedenti o con ridotta mobilità confermano quanto la montagna sia un valido alleato per la salute. Quando si parla di montagnaterapia sarebbe però un errore pensare che tutto si esaurisca con qualche camminata in alta quota, in compagnia di medici e accompagnatori.
Siamo infatti di fronte a una pratica terapeutica complessa che per essere tale ha bisogno di una rete che vede partecipi servizi socio-assistenziali e sanitari, medici, terapeuti e volontariato e che necessita di un approccio metodologico a carattere terapeutico-riabilitativo e socio-educativo, finalizzato alla prevenzione, alla cura e alla riabilitazione degli individui portatori di differenti problematiche. Una pratica studiata per essere svolta, attraverso il lavoro sulle dinamiche di gruppo, nell’ambiente naturale e culturale della montagna, attingendo anche alle potenzialità racchiuse nel cuore più selvatico delle alte terre, capace di dialogare con la parte più profonda di tutti noi.