Imran, un bambino proveniente dalla Sierra Leone, ha recentemente catturato l’attenzione e il cuore di una comunità intera in Veneto, trasformandosi nel simbolo di come la solidarietà e l’azione congiunta possano trascendere qualsiasi barriera. Nato in uno dei paesi più poveri del mondo, Imran soffriva di una grave malattia cardiaca che, senza un intervento chirurgico, gli avrebbe impedito di superare il primo anno di vita. Le risorse e le competenze mediche necessarie erano inesistenti in Sierra Leone, ma grazie all’impegno di Padre Maurizio Boa, missionario originario di Badoere e attivo da anni in Africa, il destino di Imran ha preso una svolta decisiva. Con il supporto del sindaco di Morgano, Daniele Rostirolla, e del governatore del Veneto, Luca Zaia, Imran e sua madre Elisabeth sono stati portati in Italia. Qui, sotto il coordinamento del Direttore Generale dell’Ulss di Padova, Giuseppe Dal Ben, Imran è stato operato da un’equipe di cardiochirurghi pediatrici guidati dal professore Vladimiro Vida.

Il primo maggio, durante la mostra dell’asparago che ha visto una grande affluenza di visitatori, Imran è diventato il centro dell’attenzione. Luca Zaia, presente all’evento, ha accolto Imran tra le sue braccia, ricevendo sorrisi che hanno illuminato la piazza e riscaldato i cuori dei presenti. Questo gesto ha simbolizzato non solo la vittoria sulla malattia, ma anche il successo di una comunità che si è unita per fare la differenza. “Il mio ringraziamento va a tutti coloro che hanno salvato la vita al piccolo Imran, in quello che è a tutti gli effetti un miracolo veneto,” ha dichiarato Zaia, sottolineando come l’intera operazione sia stata un perfetto esempio di collaborazione e altruismo. Il sindaco Rostirolla, visibilmente commosso, ha aggiunto: “Quando l’ho visto in braccio alla sua mamma, mi è venuta la pelle d’oca. È un ricordo che porterò con me, più prezioso di qualsiasi opera pubblica o successo amministrativo.” Ora in ottimo stato di salute, Imran è ospitato a Morgano, dove attende il momento di poter ritornare a casa in Sierra Leone, portando con sé il ricordo di un’esperienza che ha cambiato la sua vita e quella di una comunità intera.

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