I tecnici della Direzione regionale Prevenzione stanno in queste ore esaminando gli effetti del decreto legislativo 73 “Disposizioni urgenti in materia di prevenzione vaccinale” – da oggi in vigore – che sancisce l’obbligo vaccinale e la gratuità di 12 vaccinazioni da somministrarsi a partire dal 60° giorno di vita ed entro i 16 anni.  In particolare, stanno valutando l’approvvigionamento (il decreto non specifica la tipologia di vaccini da utilizzare e non tutti i vaccini sono impiegabili ad ogni classe di età considerata), i carichi di lavoro ai quali le Ulss saranno chiamate a far fronte entro il 10 settembre e il futuro delle altre campagne di prevenzione rivolte alle malattie croniche non trasmissibili: l’impegno a concentrare risorse e personale sulle vaccinazioni obbligatorie – fanno notare i tecnici – penalizzerà inevitabilmente tutte le altre attività.

 

“Mi preoccupa maggiormente l’impatto del nuovo decreto sulle famiglie, sulle mamme e papà, che avverto preoccupati e disorientati – dichiara il presidente della Regione Veneto – Del nuovo decreto contesto la forma coercitiva e l’eccessivo allarme di sanità pubblica attualmente giustificabile solo per il morbillo vaccinalei. La stragrande maggioranza dei genitori non sono contrari a vaccinare i loro figli, ma hanno bisogno di essere correttamente informati e accompagnati nella scelta vaccinale,  tale consenso non si può ottenere imponendo le vaccinazioni a suon di multe, rinunciando in questo modo a fare un’azione educativa e culturale a favore della prevenzione. Con questo decreto non si convince, ma si impone un obbligo coercitivo. Inoltre, le multe hanno un aspetto discriminatorio: chi ha soldi può permettersi di non vaccinare i figli”.

 

“Davanti al grido di allarme dei genitori – prosegue il presidente –  non si risponde con le multe e con le segnalazioni alle Procure. Pena l’insurrezione delle famiglie e la fuga dalla buona prassi delle vaccinazioni.  La vera prevenzione inizia con l’ascolto delle mamme e dei papà e facendo una corretta informazione, scientifica e capillare”

 

Per il governatore del Veneto “un buon programma vaccinale, fatto bene, dovrebbe innanzitutto prevenire e chiarire i dubbi dei genitori, rispettare i tempi vaccinali, privilegiare i vaccini effettivamente fondamentali e indispensabili, e prevedere una grande campagna informativa e una seria anagrafe vaccinale, come quella organizzata in Veneto”.

 

Il Veneto, unica regione in Italia che da dieci anni ha  superato l’obbligo vaccinale, si registrano tassi di copertura superiori al 90 per cento. L’ultimo report semestrale della Direzione regionale Prevenzione evidenzia che la somministrazione della prima dose del vaccino esavalente ha raggiunto il 91.6 per cento dei nati in Veneto nel 2016, 2 punti percentuali in più rispetto alla coorte dei nati nel 2015, considerando che questo è un dato preliminare che si consoliderà a raggiungimento dei 24 mesi, va interpretato come un segno di elevata adesione e di un trend in continua crescita. Anche per le altre vaccinazioni, quali meningococco C, pneumococco, morbillo, parotite, rosolia e varicella si riscontra un incremento rispetto alle rilevazioni precedenti.

 

In Veneto – secondo i report semestrali sulle vaccinazioni – cala la percentuale dei genitori che manifestano un dissenso definitivo alla vaccinazione: dal 3,5 % del 2015 al 2,5% del 2016, che scende al 2,1% se si considera solo l’ultimo semestre dell’anno. Questi dati insieme a quelli a 24 mesi relativi ai nati 2014 dipingono una situazione di un’opinione pubblica che torna ad avere fiducia nella validità delle vaccinazioni.

 

“Il percorso che la Regione Veneto ha messo in atto in questi anni in attuazione della legge di superamento dell’obbligo continua a dare risultati soddisfacenti – commenta il presidente –  I dati infatti confermano la correttezza della scelta che è stata possibile realizzare in quanto basata su alcuni pilastri fondamentali: la disponibilità dell’anagrafe sanitaria informatizzata per la registrazione delle vaccinazioni, la sorveglianza delle malattie infettive trasmissibili, la sorveglianza degli eventi avversi a vaccino, la formazione degli operatori e l’informazione rivolta ai genitori e alla popolazione”.

 

“L’andamento delle coperture vaccinali in Veneto –  conclude il presidente della Regione – rafforza la nostra convinzione che l’approccio corretto da adottare nell’offerta vaccinale non è l’imposizione coercitiva ma la promozione delle vaccinazioni effettivamente necessarie, con un lavoro di sensibilizzazione e informazione da parte dei operatori e l’adesione consapevole da parte della popolazione”.

VACCINI: COSA PREVEDE IL DECRETO 73/2017 CHE RIPRISTINA L’OBBLIGATORIETÀ

 

Il decreto legge 7 giugno 2017, n.73 “Disposizioni urgenti in materia di prevenzione vaccinale” reintroduce, a distanza di 18 anni, l’obbligo vaccinale per 12 vaccinazioni tra 0 -16 anni. Le 12 vaccinazioni obbligatorie  sono: antipoliomielitica, antidifterica, antitetanica, antiepatite B (erano già obbligatorie) nonché antipertosse, anti-Haemophilus influenzae tipo B, anti-meningococcica B e C, antimorbillo, antirosolia, antiparotite e antivaricella.

 

Sono escluse dall’elenco le vaccinazioni antipneumococcica, antirotavirus e anti HPV previsti dal Piano nazionale di prevenzione vaccinale 2017-19 ed inserite nei Lea e che  quindi la Regione offre già attivamente e gratuitamente.

 

L’obbligo vaccinale non è legato alla frequentazione di collettività (nidi e scuola): il percorso dell’inadempienza scatta indipendentemente da ciò, quindi anche per i bimbi che restano a casa, sia prima della scuola primaria che per homeschooling.

 

Non hanno obbligo di vaccinarsi:

  1. a) chi ha la notifica di malattia infettiva (registro delle notifiche) che quindi attesta immunità naturale:
  2. b) chi certifica tramite titolazione anticorpale l’avvenuta malattia;
  3. c) chi è esonerato per accertato pericolo per la salute attestato dal medico di medicina generale o dal pediatra di famiglia.

 

Chi non osserva l’obbligo vaccinale va incontro a:

  • contestazione da parte dell’Asl con contestuale assegnazione di appuntamento per eseguire la vaccinazione mancante
  • sanzione da € 500 a € 7500 se non si presenta all’appuntamento fissato o se il ciclo vaccinale non è completato, con contestuale segnalazione alla Procura presso il Tribunale per i minorenni

Il decreto non è esplicitato se la sanzione vale per il singolo vaccino o per più vaccini

Per accedere a nidi, materne, comunità infantili e scuole diventa obbligatorio esibire il certificato di eseguita vaccinazione, oppure di esonero per controindicazione o malattia fatta, di omissione, di differimento della vaccinazione, oppure documentare di aver presentato all’Asl la formale richiesta di vaccinazione. Il decreto prevede – solo per l’anno scolastico 2017-2018 – che tutto ciò possa essere autocertificato all’atto dell’iscrizione (entro il 10 settembre 2017), ma la documentazione comprovante va consegnata entro il 10 marzo 2018.

 

In caso di mancata presentazione di documentazione valida,

  1. i bambini fino a 6 anni di età non avranno accesso ai nidi e alle scuole dell’infanzia (anche private non paritarie) e le loro famiglie andranno incontro alle sanzioni; NO accesso; SI percorso sanzionatorio;
  2. gli iscritti alla scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado potranno invece frequentare la scuola, male famiglie incorreranno nelel sanzioni previste e il dirigente scolastico e/o i responsabili servizi educativi dovranno segnalare alle Ulss  la mancata presentazione del certificato nei termini indicati

Nelle formazione delle classi i dirigenti devono inserire i minori esonerati per grave controindicazione di salute in classi dove siano presenti esclusivamente bambini vaccinati o che hanno sviluppato immunità naturale.

Il dirigente dovrà segnalare entro 31 ottobre le classi dove vi sono più di due alunni non vaccinati. Il decreto però non specifica se la presenza di due non vaccinati abbia lo stesso significato in classi di 30 soggetti o 10 soggetti.

 

Gli introiti dalle sanzioni irrogate sono destinate al ministero della Salute e al ministero dell’Istruzione per attività di formazione per personale scolastico, studenti, relativamente alla prevenzione vaccinale (anche attraverso associazioni genitori).

Per il 2017 sono destinati a questo scopo 200.000 euro.

 

 

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