La riforma delle Ater ha fatto un nuovo passo avanti: sono stati sciolti alcuni dei nodi del percorso istruttorio, predisponendo un testo che potrà, mi auguro presto, superare agevolmente l’esame finale. Dobbiamo porre mano con urgenza al sistema di assegnazione e gestione degli oltre 40 mila alloggi del patrimonio pubblico del Veneto perché sia più equo, superi ingiuste rendite di posizione e riesca ad assicurare il diritto alla casa a chi ha più bisogno: anziani, genitori soli, disoccupati, giovani coppie”.

 

L’assessore Manuela Lanzarin commenta così i lavori della commissione Urbanistica e territorio del Consiglio regionale, sulla riforma delle regole dell’edilizia pubblica residenziale, arrivati alla stesura di un testo unico tra le diverse proposte in discussione. Un testo, frutto del lavoro del tavolo tecnico istituito dall’assessore, che nel prendere come riferimento il testo presentato dalla Giunta, ha recepito alcune proposte emerse durante le audizioni e gli apporti raccolti dagli incontri territoriali condotti in questi mesi.

 

“Quanti, in queste settimane,  stanno conducendo una campagna terroristica tra gli inquilini Ater dicendo che la Giunta regionale vuole privatizzare la gestione degli alloggi pubblici – avverte l’assessore al Sociale e all’edilizia residenziale – è in malafede e sa di esserlo, perché obiettivo di questa riforma è riqualificare il patrimonio di edilizia residenziale pubblica e affittare a canoni accessibili e sostenibili più alloggi, e in migliori condizioni”.

 

“Per fare questo, introduciamo alcuni elementi di responsabilizzazione degli assegnatari: contratti a scadenza ma rinnovabili, canoni sociali ma commisurati al reddito, regole di rispetto del decoro dell’alloggio, mobilità qualora l’alloggio sia sottoutilizzato o non più rispondente alla composizione del nucleo familiare. Solo se riusciremo ad introdurre criteri di corretta gestione delle case pubbliche, potremo disporre delle risorse necessarie per mantenere in buone condizioni il patrimonio residenziale e per costruire nuovi alloggi”.

 

Il testo di legge attualmente al vaglio del Consiglio regionale prevede a) contratti quinquennali rinnovabili, previa verifica dei requisiti; b) canoni agganciati all’Isee degli assegnatari; c) mobilità di alloggio nel caso di sottoutilizzo o di mutate esigenze dell’inquilino o per consentire interventi di manutenzione e recupero; d) sfratti per gli inquilini inadempienti o che danneggiano l’alloggio e/o le parti comuni o che utilizzano l’abitazione per attività illecite.

 

“Stiamo lavorando – conclude l’assessore – per introdurre alcune regole di buon senso e di corretta gestione, fermo restando il principio cardine della riforma: le fasce più deboli sono e resteranno protette. Non vogliamo sfrattare nessuno, intendiamo solo rendere disponibili più case e in buone condizioni, per accorciare le liste di attesa e assicurare un tetto dignitoso a chi non può permettersi di accedere al libero mercato. Le case pubbliche sono un bene sociale: i canoni dovranno essere sostenibili e i primi a beneficiarne dovranno essere gli anziani e i meno abbienti”.

 

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