E ora tocca a Thiene. Arriveranno verso la metà di ottobre i profughi smistati dalla Prefettura, che in base al protocollo siglato con il capo del governo di Vicenza Eugenio Soldà verranno accolti in città con un piano, al quale il Comune sta lavorando da settimane. Un progetto, che sembra non avere nulla a che fare con il caos della vicina Schio e che sta vedendo coinvolte varie parti sociali, ma anche commercianti generosi che hanno donato mobilia. O semplici cittadini che hanno regalato ai profughi tv e oggetti che possano aiutarli nella fase dell’accoglienza. ‘Stiamo ultimando i lavori dei due appartamenti, dove alloggeranno dagli 8 ai 10 profughi – ha spiegato il sindaco Gianni Casarotto – anche la parrocchia di San Sebastiano ha offerto posto a 4-5 persone. Nel frattempo, stiamo coinvolgendo le agenzie imobiliari di Thiene per capire se c’è disponibilità anche di privati. Il tutto sotto l’attenzione del Comune, che vigila e comunica con la Prefettura perchè le cose funzionino al meglio’.
Parlando con il primo cittadino di Thiene la parola che viene subito in mente è: ordine. Forse il fatto che fino ad ora gli immigrati non siano mai arrivati e che il Comune sia stato coerente sin dall’inizio, dichiarando di voler fare la propria parte pur non condividendo la gestione del fenomeno a livello nazionale e internazionale hanno giocato il suo ruolo. Casarotto ha detto sin dall’inizio che avrebbe firmato non solo il protocollo che prevede che verranno accolti 1 o 2 profughi ogni mille abitanti, ma ha firmato anche il secondo, che non consentirà ai thienesi di vedere immigrati che ciondolano da una parte all’altra della strada:’Li faremo lavorare, insegneremo loro la lingua e c’è un lavoro paziente da parte dell’Assessorato ai Servizi Sociali che ci permetterà di avere sempre il polso della situazione e sistemare il tiro se ce ne fosse bisogno’.
Parlare con il sindaco Gianni Casarotto significa non lasciare spazio al populismo, ma ascoltare un amministratore, che ha adottato una linea ben precisa e che ,chiamato dallo Stato a fronteggiare un’emergenza, non si pone nemmeno il problema se sia giusta o sbagliata: agisce da istituzione per garantire quello che ritiene il meglio per la sua città.
Ci piacerebbe chiedere ai sindaci che non hanno siglato il protocollo con la Prefettura se hanno il coraggio di dire ai propri concittadini che i profughi li ospitano lo stesso nei loro paesi, in numero non controllato dal patto imposto dai sindaci e infilati chissà dove, mentre qualche privato o cooperativa fa business.
N.B.

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