“Lo Statuto della Regione del Veneto, nella versione attuale, venne approvato all’unanimità, ma la Lega ha deciso di rompere quel patto statutario approvando una modifica della carta fondamentale della Regione che trasforma in obbligo quella che oggi è un’opzione: se ad oggi, infatti, i componenti della Giunta regionale possono essere scelti fra i Consiglieri regionali o, per una percentuale non superiore al cinquanta per cento, tra cittadini esterni al Consiglio, in virtù della modifica statutaria approvata dalla maggioranza gli assessori saranno solo esterni. Noi intendiamo sottoporre al giudizio dei cittadini questa scelta, con l’indizione di un referendum confermativo”.

È questo, in estrema sintesi, quanto affermato dai Consiglieri regionali del coordinamento Veneto 2020 Piero Ruzzante (Liberi e Uguali), Patrizia Bartelle (Italia in Comune) e Cristina Guarda (Civica per il Veneto), e del Movimento 5 Stelle Jacopo BertiErika BaldinManuel Brusco e Simone Scarabel, durante la conferenza stampa che si è svolta oggi a Venezia, presso palazzo Ferro Fini, sede dell’Assemblea legislativa veneta. Le dichiarazioni sono riferite all’approvazione in seconda lettura della modifica della Legge Statutaria 17 aprile 2012, n. 1, ‘Statuto del Veneto’, avvenuta il 4 febbraio. Ed è stato in particolare il Consigliere Ruzzante, seguito dai colleghi del coordinamento Veneto 2020 e dai Consiglieri del Movimento 5 Stelle, ad apporre la prima firma sulla richiesta indirizzata al Presidente del Consiglio regionale per chiedere, ai sensi dell’art. 12 della L. reg. n. 28/2003 “Disciplina del referendum sulle leggi di approvazione o modifica dello Statuto regionale ai sensi dell’art. 123 della Costituzione”, la possibilità di autenticare le firme dei Consiglieri regionali sottoscrittori della richiesta di referendum.

“Si tratta di un’operazione che comporterà ulteriori costi per i veneti – ha puntualizzato Ruzzante – perché dai nostri calcoli la nomina dei 10 assessori comporterà un aumento della spesa di circa 7 milioni di euro, con l’elemento ulteriore che quei 10 assessori non sarano eletti dal popolo, bensì individuati direttamente dal Presidente che, per effetto della legge elettorale, potrà disporre di un premio di maggioranza con il 40% dei voti. Avevamo lavorato assieme per la riduzione dei costi e per la riduzione del numero dei Consiglieri, ma in questo modo si ritorna al 1995, ai tempi di Galan. Per indire il referendum ci servono undici firme; oggi siamo arrivati a sette: ci rivogliamo a tutti i Consiglieri per poter raggiungere la soglia richiesta”.

“Noi del Movimento 5 Stelle non abbiamo vissuto l’epoca del patto statutario – ha evidenziato il Consigliere Brusco – ma osserviamo che la situazione attuale si regge sull’equilibrio tra assessori interni ed esterni che corrisponde al contrappeso tra il voto dei cittadini e le scelte del Presidente. L’equilibrio è stato spezzato ed abbiamo volentieri accolto la proposta referendaria fatta dal Consigliere Ruzzante in Aula durante la discussione generale sulla modifica dello Statuto. Ora aspettiamo tutte le minoranze: ci sono 90 giorni di tempo, ma il momento politico è importante. Il PD non ha ancora sottoscritto la richiesta, ora ha la possibilità di fare una scelta coraggiosa, dopo la distruzione del patto statutario del 2012”.

Brusco (M5S): “Per gli ‘Zaia boys’ le poltrone sono funzionali al potere”

Mentre noi del Movimento 5 Stelle manifestavamo a Roma per fermare l’osceno tentativo di reintrodurre i vitalizi, il Consigliere regionale Fabiano Barbisan rilasciava un’intervista in cui, senza pudori e giri di parole, riassumeva la sua poco edificante storia di fedele adepto di Zaia, in gita perenne tra gruppi consiliari di finta opposizione. ‘Tocca a te’ gli disse il suo capo e lui ubbidì, con tanto e tale servilismo da renderlo certo di una sua ricandidatura”. Sono le affermazioni del Consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Manuel Brusco che ricorda: “Eletto tra le file leghiste e dopo essersi seduto tra le fila della maggioranza, si è fatto volentieri inviare in gruppi e gruppetti di minoranza continuando a fare da stampella al suo capo, pur di avere ruoli e soldi.
Giochini ben retribuiti, infatti, visto che gli hanno consentito di guidare commissioni, con conseguenti prebende, serenamente intascate. Lui, mica si taglia lo stipendio, mica rinuncia alle indennità, ci mancherebbe; del resto, per Zaia e i suoi soldatini, le poltrone a questo servono: potere e soldi. Tanto che val la pena di moltiplicarle, con i finti gruppi di opposizione e con i dieci assessori esterni in più che la maggioranza si è autoconcessa, dopo il terzo mandato e la legge elettorale su misura. Bravo Barbisan, una poltrona per lui ci sarà certamente. E casomai, verrà creata apposta”.

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