di Federico Piazza

Arrivano a marzo i nuovi incentivi per l’acquisto di veicoli a basse emissioni inquinanti e lo svecchiamento del parco circolante. Il grosso riguarda la vendita di auto nuove: 793 milioni di euro su un totale di 950 milioni, secondo le linee guida del piano Ecobonus 2024 presentato il primo febbraio al Tavolo Automotive del Ministero delle Imprese e del Made in Italy. A cui si aggiungono 20 milioni di incentivi per le auto usate e 50 milioni per il noleggio a lungo termine. Nel frattempo rimangono i vecchi incentivi.
Nel nuovo schema per le auto di nuova immatricolazione i bonus possono variare da un minimo di 1500 euro a un massimo di 13.750 euro, a seconda della combinazione di tipologia di motorizzazione acquistata, di classe di emissioni degli eventuali veicoli rottamati e di Isee dell’acquirente.
I riflettori rimangono comunque puntati sulle auto 100% elettriche, che dovrebbero essere il futuro secondo i piani Ue. Una tecnologia su cui tutte le case automobilistiche stanno investendo. Ma le performance di vendita sono state sinora deludenti in Italia, complici i prezzi ancora alti e il tanto scetticismo da parte della maggioranza degli automobilisti. Le nuove immatricolazioni di auto 100% elettriche nel 2023 non sono andate oltre il 4,2% del totale. Ben lontani dalla media europea che l’anno scorso ha superato il 15%. In Veneto e in provincia di Vicenza è andata un po’ meglio con una quota di mercato del 5% nel 2023, secondo i dati elaborati per AltoVicentinOnline dal Centro Studi di Federauto, la Federazione italiana di concessionari auto. Nel dettaglio, 5282 nuove immatricolazioni BEV (Battery Electric Vehicle) sul totale regionale 2023 di 103.677 (+37,5% sul 2022) e 1023 BEV sul totale provinciale di 20.467 (+38,4%).
La domanda di auto elettriche in Italia è stata sinora talmente debole rispetto alle aspettative che, come evidenziato dalla rivista specializzata Quattroruote, nel 2023 sono avanzati circa 94,5 milioni sui 190 precedentemente destinati alle auto con emissioni di anidride carbonica comprese tra 0 e 20 g/km. Ma il piano Ecobonus 2024 rilancia. Aumentano infatti le risorse per le 100% elettriche, fascia di emissioni fino a 20 g/Km, arrivando a un totale di 240 milioni. Sono state invece ridotte a 150 milioni quelle per le ibride cosiddette plug-in, fascia di emissioni 21-60 g/Km, dove secondo Quattroruote a fine 2023 erano rimasti sinora inutilizzati causa domanda debole ben l’86% dei fondi stanziati, cioè 202,8 milioni su 235 milioni.
Ma siccome occorre tener conto anche del principio di realtà, cioè dove si possono ottenere più risultati rispetto all’obiettivo di svecchiare il parco auto circolanti italiano con auto comunque meno inquinanti indipendentemente dal tipo di tecnologia, il piano Ecobonus 2024 aumenta di 403 milioni anche le risorse per incentivare la vendita di endotermiche e ibride leggerei con emissioni in fascia 61-135 g/Km. Cioè le auto ampiamente alimentate con i carburanti tradizionali da fonte fossile, soprattutto benzina e diesel, che sono di gran lunga ancora le più vendute.
«La fascia 61-135 g/Km è quella che sta già terminando i fondi degli attuali incentivi, in attesa chi diventino tecnicamente disponibili le nuove risorse delineate dall’Ecobonus 2024», spiega Giovanni Buganza, responsabile commerciale del gruppo Ceccato Automobili, sede centrale a Thiene e una ventina di concessionari multimarca tra Veneto e Trentino. «Non abbiamo ancora i dettagli precisi nel nuovo piano, quindi dare un giudizio è ancora presto. In ogni caso, rispetto alla mobilità elettrica vediamo un’accelerazione della politica commerciale molto più rapida della capacità di assorbimento del mercato. L’Italia per cultura dell’automobile e ritardo nelle infrastrutture è molto lenta nella transizione elettrica. Nei mesi scorsi agli incentivi statali le case automobilistiche hanno aggiunto sconti e finanziamenti a tasso zero e bonus di utilizzo di tre anni dell’auto con possibilità di restituzione senza penali. Ma la difficoltà permane, è una questione culturale. Bisogna vedere se la scadenza del 2035 per la fine della vendita di auto endotermiche fissata dall’Ue effettivamente rimarrà. Mentre – prosegue Buganza – per quanto riguarda i timori di un’invasione di auto elettriche cinesi a basso costo, occorre considerare che per il successo commerciale contano molto la capillarità della rete di vendita sul territorio e il servizio di assistenza. Inoltre le case europee assieme ai concessionari sono in grado di posizionarsi anche con politiche di prezzo rispetto ai concorrenti cinesi».
Intanto, a gennaio 2024 le nuove immatricolazioni di autovetture in Italia (141.946 unità) hanno segnato una crescita del 10,6% rispetto allo stesso mese del 2023, secondo dati diffusi dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Ma l’elettrico è calato sullo stesso periodo del 13,3%, anche perché in una fase di passaggio verso un nuovo regime di incentivi si tende a rinviare l’acquisto. Dubbi sull’efficacia dell’impostazione dell’Ecobonus per incentivare la mobilità elettrica li esprime comunque il presidente di Federauto, Adolfo De Stefani Cosentino, secondo cui servirebbero più sforzi centrati sul mercato delle auto e flotte aziendali, che può essere il più ricettivo. «Promuovere i veicoli elettrici attraverso robusti incentivi a chi rottama veicoli ante Euro 3 resta estremamente difficile, così come destinare una quota del 40% delle risorse alla fascia 61-135 g/km di CO2 non sembra essere una scelta strategica efficace per spingere nella direzione dei veicoli sostenibili. In via alternativa – propone De Stefani Cosentino – sarebbe utile impiegare tali risorse nell’attuazione di una riforma fiscale strutturale sugli autoveicoli che avvicini, anche gradualmente, l’Italia all’Europa. Una revisione della deducibilità dei costi e degli ammortamenti sulle auto aziendali, così come della percentuale di detraibilità dell’IVA e una riduzione nella tassazione dei fringe benefit per le aziende che mettono a disposizione auto elettriche ai propri dipendenti, sono misure che sosterrebbero più velocemente e stabilmente lo svecchiamento del parco circolante in ottica green, con effetti positivi anche sul mercato dell’usato».

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