Il muro dei sindacati, i dubbi interni alla maggioranza. Ora la frenata del ministero dell’Istruzione. La scuola non finirà nella legge quadro sull’autonomia differenziata. Non subito, almeno. “Non è all’ordine del giorno”, è la reazione caustica che arriva dal dicastero guidato da Giuseppe Valditara alle indiscrezioni che volevano l’istruzione tra le materie inserite nel disegno di legge a cui lavora il ministro per le Autonomie Roberto Calderoli. «In questo momento ci sono cose più importanti: il dimensionamento scolastico, l’orientamento, il rinnovo del contratto”.

Sulla legge quadro di Calderoli, è il messaggio distensivo che Valditara ha recapitato ai suoi nelle scorse ore, servirà un confronto ampio il più possibile. E la stessa garanzia è arrivata dal ministro leghista in una telefonata al collega. Spiegando di aver solo raccolto, ad ora, le richieste delle regioni in pressing per chiudere sul disegno di legge per l’autonomia: Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia in testa. E che in ogni caso servirà coinvolgere la Conferenza Stato-regioni per trovare la quadra.

Marcia indietro, dunque. Del resto il niet delle regioni al Sud finora è stato perentorio. In trincea c’è fra gli altri il governatore della Campania Vincenzo De Luca, deciso a “combattere un’altra grande battaglia contro l’autonomia differenziata”. La scuola à la carte, tuona lo “Sceriffo” di Salerno, non s’ha da fare. Con lui in tenuta militare c’è il governatore della Puglia Michele Emiliano che ha già bocciato il piano Calderoli e «qualunque ipotesi di trattenere il gettito fiscale nelle regioni più ricche a danno di quelle più povere», avvisa l’esponente dem.

Più dialogante il presidente della Calabria Roberto Occhiuto. Ma non meno risoluto. Ieri il forzista ha incontrato Calderoli – il ministro è in cerca di una sponda sotto il Po’ – ribadendo i dubbi sull’inclusione dell’istruzione fra le materie dell’autonomia differenziata. “Costituzione, fondo di perequazione e rispetto dei fabbisogni standard sono la stella cometa”, ha spiegato il governatore. Tradotto: difficilmente la scuola potrà finire nel novero delle materie di una generica legge quadro. Peraltro – e questa è una delle critiche mosse dai sindacati al piano leghista – talmente generica da lasciare carta bianca alle intese fra Stato e regioni. Rendendo marginale, di conseguenza, il contributo del Parlamento.

I sindacati: L’autonomia indebolisce il Paese

Il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, insieme alle organizzazioni sindacali della scuola Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola Rua, Snals Confsal e Gilda Unams, avvia una raccolta di firme per una Proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare di modifica dell’articolo 116 comma 3 della Costituzione che riconosce alle Regioni forme e condizioni particolari di autonomia. “Siamo contrari al disegno di “autonomia differenziata”, questo progetto, invece di consolidare il carattere unitario e nazionale, ad esempio del sistema pubblico di istruzione, ripropone un’ulteriore frammentazione indebolendo l’unità del Paese”.

 

 

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