L’ospedale di Santorso potrà diventrare un hub per il coronavirus, ma solo a patto che la Regione garantisca nero su bianco che dopo l’emergenza tutto tornerà come prima. Lo pretendono i sindaci dell’Alto Vicentino, il cui presidente Franco Balzi ha scritto a nome di tutti al governatore Luca Zaia e ai dirigenti della Sanità.

“Un garanzia formale e sottoscritta che preveda, al termine dell’attuale delicata situazione sanitaria, il ripristino di tutte le attività fino ad oggi espletate nell’ospedale di Santorso, sostenendo contestualmente ed economicamente tutte le operazioni necessarie ad un corretto e ordinario riavvio polifunzionale. Altrimenti ci opporremo con ogni mezzo”.

Parla chiaro la lettera che Franco Balzi, presidente del distretto Alto Vicentino della conferenza dei sindaci della Ulss 7 Pedemontana ha inviato al governatore Luca Zaia, a Manuela Lanzarin, assessore regionale alla Sanità e al commissario dell’azienda sanitaria locale Bortolo Simoni. Emergenza sì, disponibilità anche, ma a patto che all’ospedale tutto torni come prima, con i reparti e le attrezzature di adesso. Il tutto messo nero su bianco subito, prima che parta l’adattamento in vista del nuovo ‘allestimento’.

“E’ un impegno politico importante – ha sottolineato Balzi a nome suo e dei colleghi – che si fonda su un atto d’onore tra persone e istituzioni serie e responsabili e che chiediamo con determinazione e con assoluta urgenza, prima che la scelta strategica annunciata diventi operativa”.

Balzi e i sindaci dell’Alto Vicentino vogliono rassicurazioni definitive, consapevoli di dover dare risposte a cittadini che hanno dimostrato costantemente di volere avere il loro ospedale a pieno regime. “La Regione ha l’obbligo di predisporsi in questo momento a tutti i possibili scenari futuri, compresi quelli più preoccupanti – ha continuato Balzi nella lettera a Zaia – Agli amministratori locali spetta il compito di accompagnare questa decisione, con grande senso di responsabilità, facendosi tramite con la comunità locale. Comunità fatta da centinaia di migliaia di cittadini e dalle loro famiglie, che di quell’ospedale utilizzano i servizi, dagli operatori che ogni giorno vi lavorano, dagli stessi amministratori che rappresentano la comunità. Una comunità che guarda oggi con preoccupazione comprensibile agli effetti di questa decisione. A partire dalla potenziale conseguente sospensione dell’attività ordinaria, trasferita altrove, laddove gran parte della struttura venisse destinata ad affrontare questa emergenza; ma anche alle prospettive future, che in questo modo diventano ancora più incerte, quando finalmente questa emergenza finirà. Questo è il momento delle scelte, anche urgenti e dolorose: e proprio per questo è anche il tempo della responsabilità e della generosità, per il bene comune, che non guarda ai confini. L’Alto Vicentino si è sempre messo in gioco, anche quando si è trattato di sperimentare nuovi modelli di sanità, anticipando con coraggio soluzioni operative che altri territori devono ancora percorrere. Accetteremo con analoga disponibilità e generosità anche questa eventuale nuova situazione, ma chiediamo di conoscere gli elementi che l’hanno determinata, per arrivare a comprendere le motivazioni della scelta di Santorso rispetto ad altri nosocomi, che a giudizio di terzi potevano essere altrettanto adeguati. E’ infatti del tutto evidente che intervenire sull’ospedale spoke di Santorso, collocato a presidio di un territorio complesso, delicato e strategico come l’Alto vicentino, comporti delle conseguenze particolari, rispetto a quelle che avrebbe determinato una scelta diversa, quali ad esempio un ospedale di rete, o una parte di un ospedale più grande. La scelta di destinare l’Ospedale di Santorso a struttura ospedaliera unica della provincia di Vicenza per il Covid19, ci impone di chiedere direttamente al Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, una precisa garanzia formale e sottoscritta che preveda, al termine dell’attuale delicata situazione sanitaria, il ripristino di tutte le attività fino ad oggi espletate nello stesso nosocomio, sostenendo contestualmente ed economicamente tutte le operazioni necessarie ad un corretto e ordinario riavvio polifunzionale. E’ condizione indispensabile per poter dare il nostro consenso politico all’orientamento manifestatoci dalla Regione: un mancato riscontro alla presente richiesta non potrebbe che essere altrimenti considerato dalle comunità dell’Alto Vicentino quale anticipata dichiarazione di ridimensionamento o chiusura futura delle attività ospedaliere dell’Ospedale di Santorso verso il quale noi, rappresentanti di dette Comunità, intendiamo opporci fermamente e con ogni mezzo”.

Gli altri appelli

A lanciare l’allarme che l’ospedale di Santorso fosse stato scelto come Hub per affrontare il covid-19 con lo scopo di spostare tutto a Bassano, per farne poi il riferimento sanitario dell’intera Ulss annientando l’Alto Vicentino, era stato Robertino Cappozzo, che aveva ricoperto il ruolo di Balzi fino all’anno scorso. Anche Carlo Cunegato, consigliere comunale di TesSiamo Schio e uno dei promotori della grande manifestazione per la tutela della Sanità locale dello scorso novembre. “Ci eravamo opposti alla fusione con Bassano per paura di perdere i servizi indispensabili al territorio. In momenti come questi, quando la crisi fa allentare la nostra vigilanza, può accadere l’irreparabile. Il disegno che paventavamo potrebbe realizzarsi. Zaia ha dichiarato che l’ospedale di Santorso diverrà l’ospedale Hub Covid-19 per la provincia di Vicenza, stanno predisponendo 300 posti letto, per l’ospedalizzazione dei malati e la terapia intensiva. Se, come è previsto dai virologi, nel weekend arriverà l’ondata di contagi nella nostra provincia, ad eccezione che per la psichiatria e il punto nascite, tutti i reparti verranno spostati a Bassano. Il rischio, che a mio avviso è concreto, è che quando l’epidemia sarà passata, i reparti si assestino a Bassano, che diventerà a quel punto un ospedale Hub della Ulss 7. Se questo dovesse accadere, il nostro ospedale verrà di fatto svuotato”.

“Avevo chiesto di riattivare gli ospedali di Schio e di Thiene per accogliere in quarantena i positivi al coronavirus che avevano bisogno

di assistenza ed essere isolati, mi è stato detto di no da Bassano, il dubbio quindi comincia a prendere forma”. Lo ha comunicato Giuseppe Sola, presidente de La Casa, che già nei giorni scorsi aveva annunciato il timore di contagio nelle residenze per anziani, anticipando di fatto quanto accaduto negli ultimi due giorni. “In veneto vengono riattivati altri 5 ospedali chiusi da più di 10 anni e riaprire Thiene e Schio sarebbe stato anche un investimento per il futuro, nell’ottica di un numero di anziani sempre più crescente e con bisogno di cure”.

La pensano allo stesso modo dal Comitato Sanità Pubblica Alto Vicentino: “Se da un punto di vista tecnico e logistico ci possono essere delle ragioni per concentrare i pazienti con Coronavirus in un unico ospedale, rimane forte il dubbio e la preoccupazione che, una volta finita questa emergenza, a Santorso rimangano sale vuote e i reparti trasferiti non ritornino. Con questa scelta della Regione, il nostro territorio è destinato a dare più di altri in termini di impegno e di solidarietà. Con l’annuncio che Santorso diventerà un ospedale Hub dedicato al coronavirus le terapie intensive saranno dedicate esclusivamente all’insufficienza respiratoria da polmonite covid. La Neurologia e la Stroke Unit sono già chiuse e non ricevono più malati neurologici, l’unità coronarica e la cardiologia sono in via di chiusura, le sale operatorie anche. Santorso seguirà la sorte dell’ospedale di Schiavonia, dedicato solo all’emergenza in corso, ma le persone dell’Alto Vicentino continueranno ad ammalarsi di ictus, infarto, occlusione intestinale, appendicite. Verranno tutti trasferiti in altri ospedali? Accoglieremo tutti gli infettivi del Veneto e di altre regioni?  Finita l’emergenza, che non sarà di giorni, ma di mesi, quale sarà il destino dell’ospedale? Ritornerà ad una normale attività o si trasformerà in un grande poliambulatorio, oppure diventerà una lungodegenza? Sono interrogativi drammatici, ma legittimi anche in questa fase di emergenza”.

A.B.

A Santorso il centro-covid: “Garanzie per il dopo coronavirus”

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