La platea del Comunale di Thiene ammaliata dal papà del microchip. Sul palco del teatro Federico Faggin, accanto a lui il vicesindaco Maria Gabriella Strinati, in un dialogo tra le pieghe della nuova scienza della consapevolezza.

Acclamato come lo Steve Jobs italiano, Faggin arriva a Thiene tenendo tra le mani ‘Silicio’. Suo ultimo libro, autobiografico, dove ripercorre le tappe della sua vita. Cippi che fissano la sua infanzia, alla controversia con l’Intel per la paternità del microchip, fino alla svolta che lo vede impegnato nello studio della consapevolezza.

Una figura illustre nel campo della tecnologia, alla quale con le sue invenzioni ha spianto la strada, che ora invita ciascuna persona a puntare il dito non su di un touchscreen, ma sulla propria anima.
Un cambio di rotta, nella vita e negli di Faggin, portato avanti assieme amatematici e fisici americani nella sua ‘Federico and Elvia Faggin Foundation’. Un lavoro osteggiato, anche fortemente, dal mondo scientifico, ma che non fa demordere Federico Faggin.

Non solo robot, quindi. Ribaltando i concetti della fisica per l’illustre scienziato di Isola Vicentina, caro agli americani, la consapevolezza non deriva dalla materia, ma diventa focus del nucleo rivestito di materia. Per Faggin una ‘macchina’, un pc, lavora solo su segnali elettronici. Dietro il buio, solo azione e reazione. Nessuna emozione che un essere umano può provare o sperimentare.

di Redazione AltovicentinOnline

 

 

 

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