Miriam Pavel è già a casa sua, dorme beata, mangia avidamente e solo quando crescerà le racconteranno come è stato il suo arrivo in tempi dove anche una nascita complicata diventa una luce in mezzo al buio di tante incertezze e di tanto dolore.

Lo sa bene Mihaela Petruta, residente da molti anni ad Arsiero, che è già madre di Antonio Gabriel  di 16 anni e di Sofia Annamaria di 7 e certo non è stata questa ultima gravidanza a scoraggiarla, questo almeno fino ad un paio di settimane fa quando avverte un malessere localizzato soprattutto agli arti inferiori e rileva qualche linea di febbre della figlia che in classe già aveva qualche compagno contagiato: “Ci siamo recati nella vicina farmacia” – racconta ancora un po’ provata la neomamma – “e siamo risultate entrambe positive al test rapido. Poi anche il molecolare ha confermato la positività e lì ho cominciato a preoccuparmi. Essendo ormai giunto l’ottavo mese, sono andata a fare un controllo, dove sono stata rassicurata sulle buone condizioni della nascitura”.

Ma una volta a casa la situazione precipita, aumentano i dolori, un forte prurito si propaga in tutto il corpo di Mihaela che nel frattempo assume anche un colorito giallognolo tutt’altro che rassicurante: “Sono quindi ritornata all’Ospedale di Santorso” – prosegue Mihaela – “i medici hanno subito rilevato un’alterazione delle funzioni del fegato ed è stato chiaro che la bimba andava fatta nascere inducendo il parto senza attenderne la naturale scadenza. Il mio fisico cominciava a far capire che non avrebbe più lavorato adeguatamente per entrambe”.

Così la notte del 15 dicembre viene al mondo Miriam, 3058 grammi di salute e ben 47 centimetri di lunghezza, ancora oggi negativa al Covid: “Ho affrontato questo parto prematuro da sola, in una stanza vuota, senza la mano di mio marito a darmi forza. Piangevo come non avevo mai fatto prima in vita mia, poi è arrivata lei. In poche ore mi sono sentita meglio e molti valori sono pian piano rientrati nella norma tanto che in pochi giorni sono stata dimessa. Sono ancora debolmente positiva, mentre la mia bimba è sempre stata bene. Eravamo noi due sole, i dottori entravano bardati da capo a piedi solo lo stretto necessario, comunicavamo attraverso un telefono per tutte le necessità: io comunque li ringrazio perchè nonostante la situazione eccezionale, si sono dimostrati attenti e premurosi”.

Ora la famiglia Pavel è riunita a casa, manca il calore di amici e parenti ancora tenuti a distanza, ma nei cuori c’è una grande gioia che esplode guardando quella culla che urla di vita dove Miriam riposa ignara di tanto trambusto e forse anche della sua forza. Miriam che nell’antico significato ebraico ed egiziano non a caso significa ‘principessa’: come nelle favole, col lieto fine.

Marco Zorzi

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