“Sono partita per dare una mano”. Da Thiene è volata in Giordania, facendo la volontaria in mezzo ai bambini, conoscendo anche famiglie di rifugiati siriani. “Sono pronta a ripartire, portando giochi ai bimbi: aiutatemi a portarne quanti più possibile”.

Un secondo viaggio per il quale Marta Veronese, 23anni ed una laurea già in tasca “in lingua araba, ma sto studiando per la seconda, politica ed economia dei paesi arabi”, lancia un appello e non solo ai thienesi. Ha avviato una raccolta di giochi, truccabimbo, ed accessori che si terrà domenica 2 settembre al centro parrocchiale del Santo a Thiene: “Dalle 15 sarò lì per raccogliere i giochi. Spero di esserne sommersa – continua – Mentre alle 18.30 racconterò la mia esperienza, aprendo il mio diario di viaggio in Giordania come volontaria”. “

“Giocando nascono relazioni”
Per Marta le due settimane passate a Zarqa, piccola cittadina giordana, sono state sì impegnative, ma determinati, per lei che ha un amore la cultura araba “ne amo il suono e la lingua” ed ha colto al volto l’opportunità di ‘NonDallaGuerra’ associazione di Vicenza che, in collaborazione con la Caritas Giordana, si spende sul campo per sensibilizzare sull’emergenza dei rifugiati, dalla prima accoglienza ai processi d’integrazione.

“Sono partita il 26 luglio, assieme al mio gruppo – racconta – Siamo stati ospitati in un centro parrocchiale di Zarqa, dove abbiamo prestato servizio di volontariato. Organizzavamo giochi per i bambini, in questo caso nelle scuole estive per siriani. Nell’asilo nido in cui siamo stati avevamo a che fare con bambini piccoli, non c’era possibilità di parlare molto perché, pur avendo studiato arabo, non capivo nulla di quello che dicevano. Mi ricordo che la prima volta infatti mi sono trovata spiazzata, non sapevo come fare per creare un contatto con loro”.
Ma è bastata la semplicità a rompere il ghiaccio “ho preso dei colori per il viso e mi sono disegnata un cuore nella guancia, in un battito di ciglia avevo una fila di 15 bambini che volevano tutti il mio stesso identico cuore”.

Tra i rifugiati siriani
Un progetto che le ha dato un contatto diretto con dei profughi siriani, rifugiati in Giordania, vedendo sì le loro difficoltà “anche quella di cercare disperatamente di pagare l’affitto della casa”, ma toccando con mano il loro senso di ospitalità. “Quando siamo andati nel campo informale di Mafraq, a pochi chilometri dalla Siria- racconta Marta -Le famiglie che abitavano lì, appena scesi dal nostro autobus giallo, ci hanno invitato nelle loro abitazioni, facendoci sedere in dei tappeti e preparandoci il loro buonissimo e zuccheratissimo tè alla menta. Mi meraviglia quanto l’ospitalità di questo popolo non conosca confini che siano geografici, linguistici, culturali. Se sei un’ospite sei sacro”.

Poche settimane e Marta è pronta a ripartire, “questa volta per un periodo più lungo – racconta – Starò ad Amman, la capitale giordana, per 6 mesi e sempre a contatto coi bambini”. Un secondo viaggio che affronterà da sola: “Ma ho già preso contatti con delle associazioni locali, alle quali mi appoggerò”.

Cosa serve ai bambini
Ci vuole tornare con un carico speciale, destinato ai piccini dei quali si occuperà “perché hanno il diritto di sentire la leggerezza dell’infanzia- spiega Marta – E’ per questo che sto raccogliendo dei giochi da portare ai bambini giordani”.
E per riuscire a partire col bagaglio più pesante possibile, lancia l’appello “servono giochi per neonati, palloncini, corde, frisbee, macchinette, colori per il viso, fili per scoobydoo e magliette da calcio, i bambini ne vanno matti”. Una lista che si allunga con bambole per le bimbe, oltre a fiocchetti per legare i capelli, braccialetti e collanine.

Oggetti nelle piccole mani di quei bambini che l’infanzia forse per sbaglio conoscono, finendo a lavorare a soli 15 anni, abbandonando la scuola “perché devono aiutare la famiglia a sbarcare il lunario”. Negare infanzia ed adolescenza ad un piccolo è quanto meno si possa desiderare. “Per questo molte associazioni giordane organizzano dei corsi estivi per bambini di tutte le età, ma non solo – racconta nel suo diario di viaggio la giovane thienese – Abbiamo partecipato ad una lezione di arabo per una classe di mamme siriane, dai 23 anni ad oltranza. È molto bello vedere come da un primo momento di esitazione da parte di queste donne, ci si salutasse poi con sorrisi e abbracci”.

“Siamo tutti uguali”
Sono giorni intensi per la giovane Marta, indaffarata nell’organizzare il suo ritorno in Giordania, dove “ho rivisto molto la mia famiglia in quelle che ho conosciuto lì. Madri laboriose e sempre con qualcosa da fare. Padri che, come il mio, trasudavano dolcezza e un briciolo di timidezza. E poi le classiche litigate tra fratelli, come succede a me con Giovanni e Carlo – conclude – Alla fine siamo tutti uguali”.

Paola Viero

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