Al via sabato 12 gennaio nella sala riunioni di Palazzo Cornaggia il primo dei tre incontri della rassegna “Storie di montagna natura e uomini” , organizzata dall’assessorato alla biblioteca civica sul tema del rapporto tra uomo e natura. Tre appuntamenti con prospettive differenti tra loro, ma accomunati dalla grande efficacia espositiva e dall’abilità affabulatoria dei tre relatori e dall’accurato apporto iconografico di video e foto che arricchiranno le singole iniziative.
Dichiara Anna Binotto, assessore alla biblioteca: “Abbiamo scelto di continuare a parlare di natura, dopo la Maratona Regionale dello scorso settembre, essendo l’ambiente un tema delicato e di primaria importanza, anche alla luce di ciò che è successo nelle nostre montagne negli ultimi mesi a causa del maltempo. Le tre serate – continua l’Assessore – vogliono essere una possibilità per capire meglio la storia e le vicende dei luoghi che molto spesso frequentiamo nelle nostre uscite, ma anche per scoprirne altri meno conosciuti e noti attraverso i racconti di veri professionisti della materia. Vorrei fossero dei momenti non solo per gli appassionati, ma anche di sensibilizzazione per tutti”.

Primo appuntamento con le 52  Gallerie
Il primo autore che il pubblico potrà incontrare il 12 gennaio sarà Claudio Rigon che presenterà il volume “La strada delle 52 gallerie e l’epopea della sua costruzione”.
A fine gennaio del 1917, nel pieno di uno degli inverni più freddi e nevosi del secolo, quando sul Pasubio c’erano metri di neve, iniziavano a Bocchetta Campiglia i lavori di costruzione di una nuova strada mulattiera. Fu costruita dalla 33a Compagnia Minatori del Genio in soli dieci mesi con lo scopo di mettere in difesa i crinali della Bella Laita e di Forni Alti, l’unico tratto della montagna che rimaneva ancora pericolosamente scoperto, ma doveva anche aprire una nuova via di accesso a Porte del Pasubio.
Per riuscirci ci si dovette inoltrare, o meglio inerpicarsi, su un lato della montagna allora del tutto sconosciuto, ancora inesplorato, aspro, selvaggio, un groviglio di torrioni, dirupi e strettissimi canaloni, un territorio di cui non c’erano rilievi topografici e in cui non esisteva nessuna traccia di sentiero preesistente da seguire, che indicasse o suggerisse la via.


Non c’era quindi in partenza un progetto, ma solo un’indicazione di massima, perché «data la natura rocciosa e frastagliata del terreno, di cui non c’erano carte o rilievi, non era possibile stabilire preventivamente un tracciato». Ha inizio a Bocchetta Campiglia, a 1216 metri, e termina a Porte del Pasubio, a 1980 metri. La strada delle gallerie si snoda su un percorso di più di sei chilometri scavato interamente nella roccia, di cui due chilometri e trecento metri distribuiti in 52 gallerie. Durante la guerra era l’immediata retrovia del fronte: uno snodo di mulattiere, sentieri e camminamenti, il punto di arrivo di tutto un sistema di teleferiche, ma anche un affastellamento di case, baracche, ricoveri in caverna a formare una piccola città aggrappata alle rocce, che i soldati chiamavano “el Milanin del Pasube”.
Diventerà «la strada della Prima Armata», o anche, più semplicemente, la strada delle 52 gallerie.
Tre ore di cammino attraverso luoghi e scenari sempre mutevoli, di incantata bellezza.
Oggi la strada, unica nel suo genere per come in essa sono venuti a unirsi storia, ingegno umano e grandiosità dei luoghi che attraversa, è divenuta una meta per migliaia e migliaia di escursionisti che vengono ogni anno a percorrerla, e da ogni parte d’Europa. Da opera della guerra è diventata un luogo della pace, una strada speciale, “un cammino”. Non è mai stata infatti, forse nemmeno durante la guerra, solo una via di accesso, un itinerario per arrivare a un luogo. È sempre stata un luogo essa stessa, una di quelle strade che sono insieme percorso e meta. Un’esperienza, che racchiude in sé il suo significato
A guerra appena finita il CAI di Schio scelse di costruire proprio lì, a Porte, il suo rifugio alpino, sui resti di una di quelle case: un gesto fortemente simbolico, di adozione della montagna da parte di una città e di tutti i paesi delle valli, una casa della guerra mantenuta viva per proteggerne la memoria. Inaugurato nel 1922, si chiamava rifugio Pasubio. Ampliato via via negli anni è oggi quello che conosciamo come rifugio Papa.
Claudio Rigon, che è stato il curatore della mostra che nel 2017 è stata dedicata alla strada, ci parlerà della sua costruzione. Lo farà servendosi delle fotografie scattate allora da alcuni degli ufficiali protagonisti di quell’impresa e ritrovate in archivi privati di famiglie, ricostruendone il contesto e la storia. Il corredo fotografico che sarà proiettato nel pomeriggio è davvero molto ricco e saprà far rivivere al pubblico che vorrà essere presente l’atmosfera e la realtà di quegli anni, con il senso di epopea che si accompagna sempre ad opere di ingegno e coraggio umano.

Prossimi incontri
Saranno sabato 19 gennaio con Daniele Zovi e il suo libro “Alberi sapienti, antiche foreste: come guardare, ascoltare e avere cura del bosco” e il 26 gennaio  con Matteo Melchiorre che presenterà il proprio lavoro “La via di Schenèr: un’esplorazione storica nelle Alpi” in un confronto con il prof. Andrea Savio.
Tutti gli incontri si terranno con inizio alle ore 17.00 e sono ad ingresso libero.

a cura ufficio stampa Comune Thiene

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