Oggi, 30 maggio, ricorre la XX Giornata Nazionale del Sollievo, un’occasione per ricordare come le Cure Palliative non si siano fermate durante la pandemia da Covid-19, assolvendo al mandato di garantire cure globali e terapie sintomatiche ai malati, oncologici e non, in stato avanzato di malattia e a fine vita.
Nel 2020 sono stati presi in carico a domicilio, nei 2 Distretti, 592 pazienti, il 60% dei quali è   deceduto a casa; ci sono stati inoltre 274 ingressi nei 2 Hospice, con una degenza media di 10 giorni.  Da gennaio ad aprile di quest’anno, invece, sono stati presi in carico 140 pazienti, di cui il 76% è deceduto a domicilio.

Durante le fasi più acute dell’epidemia, l’attività domiciliare, per quanto possibile e con le dovute cautele sia per l’ammalato che per i familiari, è stata garantita sia in presenza e sia con un potenziamento dei follow up telefonici per dare sollievo ai familiari e agli ammalati in un momento così complicato e difficile.  Negli Hospice, invece, pur adottando tutte le misure previste, si è cercato di permettere ai familiari di assistere i propri cari negli ultimi giorni di vita.

Il principio della cultura del sollievo è stato sancito dalla legge 38/2010 con la quale viene garantito l’accesso alle Cure Palliative e alla Terapia del Dolore nell’ambito dei Lea, per assicurare il rispetto della dignità e dell’autonomia della persona, l’equità nell’accesso all’assistenza, la qualità delle cure e la loro appropriatezza riguardo alle specifiche esigenze della persona nelle varie fasi della malattia.

Negli ultimi 15 anni, nell’Ulss7 Pedemontana le cure palliative e la cultura delle cure palliative hanno trovato una sempre maggiore applicazione: le persone malate, le famiglie, gli operatori della salute hanno sempre di più accolto la possibilità di portare avanti insieme alle équipe di cure palliative le cure domiciliari.

Il percorso, oltre alle cure domiciliari, contempla la possibilità di proseguire le stesse in Hospice in caso di difficoltà assistenziali, fatica emotiva o se il malato avverte un maggiore senso di sicurezza se accudito in struttura protetta.  Da dicembre dello scorso anno, l’U.O.C. di Cure Palliative è diretta dalla dott.ssa Ludmilla Zuccarino, con il supporto di 2 medici palliativisti, 1 coordinatore infermieristico 1 infermiera professionale e 3 psicologhe.

I pazienti bisognosi di cure palliative vengono presi in carico con il supporto degli infermieri dell’ADI e con la collaborazione dei Medici di Medicina Generale, e indirizzati al miglior setting assistenziale, che può essere il domicilio o l’Hospice. La valutazione per avviare il percorso di cura richiede di graduare l’approccio secondo l’intensità dei bisogni: dopo una valutazione multidisciplinare, per i malati in stabilità clinica o con sintomi lievi viene avviato un programma di cure palliative di base affidate al Medico di Medicina Generale che si riferirà al Nucleo Cure Palliative in caso di peggioramento; viene invece attivato  un programma di cure specialistiche per pazienti in condizioni cliniche gravi, con sintomi difficili, aspetti di comunicazione irrisolti nel passaggio di setting o per delicati dubbi etici legati al fine vita. Se il paziente è ricoverato in ospedale, per garantire la continuità tra ospedale e territorio vi è un confronto tra l’equipe ospedaliera e il Nucleo Cure Palliative, con un programma di “Dimissioni Protette” per il quale il Nucleo Cure Palliative valuterà con i familiari e i curanti ospedalieri quale possa essere il miglior setting assistenziale per l’ammalato alla dimissione.

“Sollievo” quindi è l’esito della terapia dei sintomi ma anche dell’aiuto psicologico al malato e alla famiglia, che prosegue con il supporto al lutto attraverso incontri di gruppo di familiari che condividono le stesse esperienze di dolore.

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