Non una cura fai da te, attenzione, perchè a seguire i pazienti c’erano i medici di base, 7 quelli coinvolti nello studio, che hanno accettato di provare questo approccio. «I dati di questi 90 pazienti li abbiamo confrontati con quelli di 90 pazienti dello studio genetico Origin del Mario Negri, in Valle Seriana, che non erano stati trattati curati con antinfiammatori. In questo secondo gruppo i ricoverati sono stati 13, cioè il 14,4%. Ovviamente, tra i due gruppi sono state scelte persone omogenee per età, comorbilità, genere», spiega nell’intervista Suter.
Secondo questo studio, nei primi giorni farmaci come l’Aulin e l’Aspirina possono dare una risposta antinfiammatoria che entro certi limiti è protettiva. «L’ho provato sui miei pazienti, due mesi e mezzo fa, prima pochi poi una quarantina, ed è diventato una proposta studiata dall’Istituto Mario Negri».

Una cura, insomma, che potrebbe funzionare nei primi giorni dal contagio. Ma attenzione, mai osare col fai da te. È evidente che il medico di base è fondamentale. «Non bisogna ricorrere al fai da te – raccomanda Suter nell’intervista -, perché si tratta comunque di composti che hanno una certa tossicità, per esempio per lo stomaco e il fegato. Solo il medico sa che cosa usare e con quali pazienti».

Lo studio è stato pubblicato, non è scientificamente perfetto «ma questi risultati sono decisamente incoraggianti, anche se necessitano di conferme. Credo che per i medici di medicina generale sia una grande occasione, per essere primi attori della gestione del proprio paziente: tutti sono in grado di curare con l’Aulin o simili, certo, serve che siano attivi e visitino assiduamente i malati», sottolinea il primario al Corriere.

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