Altri sei mesi di stato d’emergenza. Provvedimenti fino al 31 luglio, mondiali di sci a Cortina a porte chiuse, niente riapertura degli impianti sciistici. La richiesta arriva direttamente dal Comitato tecnico scientifico. Gli esperti ribadiscono la loro contrarietà all’allentamento delle misure restrittive e invitano il governo in vista del nuovo Dpcm che entrerà in vigore venerdì 16 a mantenere per altri sei mesi le misure emergenziali.

Dalla parte degli scienziati ci sono i numeri. Altri 14mila contagi in un giorno e un tasso di positività che non riesce a scendere sotto il 10% da giorni ma, soprattutto, ancora 616 vittime in 24 ore: dall’inizio dell’emergenza il virus si è portato via quasi 80mila persone, un’ecatombe. Gli esperti, nel parere al governo, indicano quattro elementi che secondo loro rendono necessario il prolungamento dello stato d’emergenza.
Innanzitutto, l’impatto “ancora importante” che la curva del virus ha sui posti letto in terapia intensiva e in area medica: in base ai dati dell’ultimo monitoraggio, 13 regioni e province autonome hanno superato la soglia critica. Ma non solo: c’è da tener conto della campagna vaccinale, che a breve entrerà nel vivo e non deve essere inficiata da un aumento esponenziale dei contagi, c’è una situazione internazionale “preoccupante”, come dimostra quanto sta avvenendo in Gran Bretagna e Germania; c’è il rischio di una sovrapposizione tra l’influenza stagionale e il Covid che potrebbe provocare un sovraccarico dei servizi sanitari. Serve dunque fronteggiare la pandemia, è la conclusione degli scienziati, con gli strumenti che garantisce lo stato d’emergenza, almeno fino alla fine di luglio quando il vaccino avrà raggiunto una fetta consistente della popolazione.
Ed è in quest’ottica che vanno viste le altre indicazioni arrivate dagli scienziati al termine della riunione di oggi. Dopo aver dato il via libera ai mondiali di sci di Cortina, ma a porte chiuse e con la raccomandazione che gli atleti restino in paese il minor tempo possibile per evitare assembramenti, il Cts ha espresso “grande preoccupazione” per la possibile riapertura degli impianti sciistici il 18 gennaio, anche alla luce di una considerazione: molte delle regioni in cui si trovano gli impianti, dalla Lombardia al Veneto fino alla provincia di Bolzano, sono proprio quelle in cui la pandemia sta colpendo di più.

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