E’ questione di pochi giorni e il dipendente infedele, che si sarebbe intascato la Tari di Thiene, dovrà rispondere davanti alla commissione disciplinare voluta dal Comune. “Perché il sindaco non può licenziarlo” dichiara Alberto Samperi, mentre la magistratura porta avanti la propria indagine per cercare di fare luce sulla vicenda. Christian Azzolin: “Il Comune corre il rischio di una class action”.

Un’indagine interna del Comune che vedrà la convocazione dell’impiegato infedele, con a fianco il proprio avvocato o delegando il tutto ad una memoria scritta. Potrà dire la sua sulla vicenda che in pochi giorni ha sconvolto la città. Una storia che lo vedrebbe capace di agguantare i soldi delle tasse di cittadini, che si fidavano di lui in quanto dipendente pubblico del Comune, pescando i loro nomi dal sistema informatico dell’ufficio tributi e chiamandoli a casa. Avrebbe preteso contanti, nessuna strisciata di un bancomat o di una carta di credito al pos comunale che potesse ricollegare a lui.
“Ha lavorato prevalentemente sugli avvisi di accertamento del 2013 –  spiega l’assessore comunale al bilancio Alberto Samperi –  Aveva il compito di spedire le raccomandate a quei cittadini che avevano saltato il pagamento della rata”.
Invece avrebbe tenuto per sé non solo quegli avvisi, ma si sarebbe spinto ben oltre, senza disdegnare le tasse di persone già morte o intercettando conguagli anche ‘freschi’. Avrebbe esteso il suo agire in un lasso di tempo dal 2012 al 2017. Ma sono ancora paletti temporali incerti: le indagini preliminari guidate dal pm non sono ancora concluse. Starà anche al Comune di Thiene definire con estrema certezza quanti soldi questo dipendente si sarebbe intascato.

“Perché non è stato licenziato?”
Per ora si trova sospeso dal lavoro, e senza retribuzione, dall’8 ottobre. “Entro un mese, quindi l’8 novembre, dovrà essere chiuso il procedimento – precisa Samperi – Sarà la commissione disciplinare, composta dal segretario e da un dirigente comunale, che non sarà quello dell’ufficio tributi, a prendere la decisione finale”.
Ma da quando è esploso la scandalo in città, la domanda che rimbomba in piazza è “Perché non lo licenziano in tronco?”.
Samperi risponde: “Il sindaco non ha poteri per licenziarlo. Questo spetta alla commissione disciplinare nel caso ne ravveda gli elementi –  continua –  Come amministratori non abbiamo nessun ruolo sulla gestione del personale del Comune, che spetta ai vari dirigenti. La nostra azione arriva, e si ferma, sull’indizione di un concorso pubblico per un’assunzione. Spetta poi ai dirigenti, in base alla graduatoria, assumere il dipendente e seguirlo nel suo lavoro, sospensioni e licenziamenti eventuali compresi”.

L’iter che si verifica in ogni ente pubblico, quindi, che ha dato modo al dipendente di lavorare ai tributi, dove avrebbe messo in atto il suo piano criminale. “Nonostante avesse tre pregressi, non nella pubblica amministrazione  – specifica Samperi – Perché si sarebbe macchiato di appropriazione indebita anche quando lavorava in banca dove, su tre istituti diversi, avrebbe fatto man bassa di soldi dei correntisti. Solo una banca su tre ha denunciato questa persona che, alla luce dei fatti, potrebbe avere un problema psicologico”.

Una testa ed un cuore in un corpo solo, quello del Comune, che agirebbero quindi indipendenti e con responsabilità slegate tra loro.  Non la pensa così il consigliere d’opposizione Christian Azzolin: “Si profila una possibile responsabilità oggettiva del Comune, con l’amministrazione pubblica che risponde del proprio dipendente che tiene una condotta illecita approfittando del ruolo e delle funzioni assegnate, arrecando un danno a terzi”.

Rischio class action contro Comune
“Mi preoccupano quei cittadini che pur avendo pagato, non hanno alcuna ricevuta di pagamento e che, secondo il sistema informatico del Comune, risultano inadempienti – incalza il consigliere d’opposizione Christian Azzolin  – In questo caso il Comune potrebbe agire per la riscossione. La spesa del privato cittadino per resistere tramite un legale, ad un’eventuale azione del Comune, sarebbe probabilmente superiore all’importo del tributo. Talché potrebbero preferire di pagare ingiustamente due volte, anziché sostenere la parcella di un avvocato. L’altro rischio che potrebbe profilarsi, questa volta in danno del Comune, è che possa partire una class action di una pluralità di cittadini truffati, anche sotto il profilo di una possibile responsabilità oggettiva del Comune stesso. Non dimentichiamo che il presunto truffatore aveva titolo per ‘spendere’ il nome del Comune, potendo indurre nelle persone un legittimo affidamento sulla sua credibilità e delle sue richieste. Qualcuno nel corso dell’incontro, a porte chiuse, tra giunta e consiglieri ha parlato di ‘ingenuità dei cittadini truffati’ – conclude Azzolin – Io mi sento di dissentire, anche alla luce di quanto ho appena detto. Mi sembra la solita modalità di questa amministrazione comunale di scaricare sugli altri eventuali proprie responsabilità”.

Restituirà tutto?
Se al momento il Comune di Thiene non avrebbe ancora intrapreso vie legali nei confronti di questo impiegato infedele, resta da capire se avrà l’intenzione quanto meno di recuperare i soldi che si sarebbe intascato. “Ci stiamo consultando per avviare una causa di risarcimento, in sede civile, per recuperare il maltolto” anticipa l’assessore Samperi.

Contribuenti pagheranno due volte?
“Quel contribuente che ha pagato in contanti la Tari, ed in possesso della documentazione della truffa, verrà tutelato –  conclude Samperi – Per questo invitiamo quei cittadini che si sono trovati a dare dei soldi al dipendente, a portare tutte le carte in Comune: ricevute o email. Anche per contribuire a stabilire quanto in tutto si sarebbe intascato. Verrà tenuta in considerazione  la buona fede del cittadino, ciò non toglie che chi cercherà di approfittare della situazione, dicendo di avere pagato quando non è vero, dovrà dimostrarlo. Per quei cittadini truffati ‘in parte’, ottenendo uno sconto dall’impiegato infedele, resterà comunque la differenza da pagare tra la tassa che dovevano al Comune e quello che hanno pagato in contanti”.

Paola Viero

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