La criticità degli interventi finora messi in campo per contrastare gli effetti del caro energia, è che l’approccio utilizzato è “temporaneo”, mentre c’è una “incapacità di intervenire in modo strutturale sulla componente energia, come ad esempio ha fatto il Governo francese, e sull’incremento della produzione nazionale di gas e di energia da fonti rinnovabili”. Questa la posizione di Confindustria Veneto, che nelle scorse settimane ha attivato insieme all’advisor Andrea Bolla un dialogo costante con la Regione, e che ieri, ha promosso un incontro a cui hanno partecipato l’assessore regionale allo Sviluppo economico, Roberto Marcato, il presidente di Confindustria Veneto, Enrico Carraro, il delegato del presidente di Confindustria per l’energia, Aurelio Regina, l’advisor transizione ecologica di Confindustria Veneto, Andrea Bolla, il presidente di Federcaccia, Alessandro Banzato, il presidente di Assocarta, Lorenzo Poli. Gli industriali hanno presentato proposte a breve termine e a medio lungo termine. Quelle a breve termine prevedono il supporto alle imprese del territorio, con ristoro dei maggiori costi da parte del Governo. Quelle a medio lungo termine prevedono invece interventi strutturali, e quindi la promozione della realizzazione di impianti di produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile, in particolare (da biomassa/biogas e fotovoltaico), assicurandosi che i procedimenti autorizzativi si svolgano nei termini previsti dalla normativa vigente e intervenendo laddove necessario con provvedimenti regionali per introdurre semplificazioni procedurali.

E ancora: nessun nuovo limite o vincolo alla realizzazione di impianti non previsti dalla normativa nazionale e dalle altre regioni che andrebbero a penalizzare ulteriormente gli investimenti sul territorio; considerare le opportunità offerte dalla termovalorizzazione, favorendo la realizzazione di impianti di ultima generazione che, essendo al servizio di imprese appartenenti a specifiche porzioni di territorio, potrebbero costituire una modalità di smaltimento di rifiuti alternativa alla discarica, più evoluta rispetto a quelle esistenti e di minore impatto ambientale. L’incontro di oggi ha poi visto l’approfondimento del tema del gas e dell’opportunità di sfruttare i giacimenti italiani di metano al posto di aumentarne l’importazione, consentendo il potenziamento degli impianti già esistenti con investimenti a carico delle compagnie petrolifere, in modo da raddoppiare la quantità estratta da destinare a prezzo concordato ai settori più esposti ai costi energetici. “Dalla manutenzione dei giacimenti oggi in attività in Italia potrebbero arrivare quattro miliardi di metri cubi di gas in più che al momento importiamo dall’estero, con forniture spesso in balia di tensioni geopolitiche, come dimostra anche la grave crisi internazionale in Ucraina”, afferma Enrico Carraro, presidente di Confindustria Veneto. “Se nell’offshore in Adriatico si investissero circa 300 milioni, la produzione raddoppierebbe da 800 a 1.600 milioni di metri cubi”.

 

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