di Nicola Perrone

Un articolo un pochino greve, lo ammetto. Ma se quella stessa parola l’ha usata in diretta video il Presidente del Consiglio… mi perdonerete. “… Sono quella stronza della Meloni”. E’ il saluto parolaccia con cui la premier Giorgia Meloni ha fulminato il Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca. Quella battuta oggi mi ha fatto scoprire l’immenso mondo che sulla rete vive e campa parlando di stronzi. Incredibile, pagine e pagine, libri e saggi, battute e aforismi. C’è un vero popolo di stronzi e per gli stronzi. Per esempio c’è un vero classico: “Stronzology. Gnoseologia della dipendenza dagli stronzi” di Amleto de Silva, in arte Amlo, nato a Napoli, cresciuto a Salerno e vive a Roma. Ha esordito come vignettista su Cuore. Per lui lo stronzo “non è un alieno che arriva e usa violenza all’improvviso”. Non è una persona intraprendente: lo stronzo è per sua natura pavido. Per riuscire a fottervi, ha bisogno di entrare in confidenza…“. Perché nel lavoro, nella vita, in amore, perfino dal salumiere ci fidiamo degli stronzi? Perché non li (ri)conosciamo, sottolinea l’autore, “e anche perché sono ovunque” che poi addirittura motiva in modo oggettivo, da entomologo dello stronzo, dove come e perché siamo circondati da questa categoria di persone, oggi più che mai”. Un libro utile, perché è facile smettere di dipendere dallo stronzo se sai come farlo. C’è pure l’avvertenza: “beninteso che ogni volta che leggete stronzo, tenete presente che è declinato al maschile solo per conformità stilistica. In Stronzology sono comprese anche le donne. E sono tante“.

E di libri manuali ce ne sono quanti ne vuoi: Come conquistare uno stronzo, Caro stronzo ti scrivo, Dimenticare uno stronzo, Capi stronzi colleghi infami, Il fascino discreto degli stronzi e via così. Per non parlare poi delle battute o delle frasi ad effetto. Migliaia. Si comincia con Snoopy che filosofeggia: “Uno stronzo che migliora lo diventa di più o di meno?”. Ah, saperlo. Poi troviamo il popolo che dice la sua: “I grandi stronzi, nella vita come nel water, tendono a restare sempre a galla”. “Per favore non fate gli stronzi con me. Perché poi lo devo fare pure io e lo so fare meglio”. “Non è essere stronzi è essere sinceri”. “Comunque l’infarto viene a chi ha un cuore. Gli stronzi possono stare tranquilli”. Pure una di Funari: “Se uno è stronzo non gli puoi dire stupidino, si crea delle illusioni, gli devi dire: Stronzo”. “Sei il principe azzurro? No, sono lo stronzo azzurro, fa lo stesso?”. “Quando il mare è calmo ogni stronzo è marinaio”, “Sono stronza, e allora?”. Per finire col correttore “che mi cambi stronzo con strano… Fidati non è strano è proprio stronzo”. Si potrebbe continuare così, all’infinito, col rischio alla fine di diventarlo. Meglio di no, finisco qui con una delle più belle prime pagine di Cuore, che fu un gran settimanale satirico. Di fronte alle nostre debolezze, alla crisi che viviamo e alle difficoltà, il rischio è questo: “Saremo tutti più poveri. Ma stronzi uguale“.

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