Che la fusione di Carrè e Chiuppano resti un sogno o diventi realtà, tutto dipende dalla Regione.  Spetta al Consiglio Regionale dire  se conta di più il ‘no’ di Chiuppano, oppure il ‘sì ‘ che nei due piccoli paesi ha dominato col 58,81% il referendum del 16 dicembre. Per il sindaco di Carrè: “Verranno a cascare precedenti accordi, il primo che entra in gioco l’ufficio tecnico comunale condiviso”.

I dati alle urne.  A Carrè hanno votato in 1250 persone (il 40,31 per cento degli aventi diritto), con 1243 voti validi: 931 per il Sì (74,9%) e 312 per il No (25,10%).  A Chiuppano si sono presentati in 1217 ai seggi (il 5361 per cento degli aventi diritto), ma le scheda valide sono state 1214: 514 per il Sì (42,34%)  e 700 per il No (57,66%).
Nel complesso, sommando i voti dei due paesi, in 1445 hanno votato per il ‘sì ‘ ( 58,81%) , mentre per il ‘no’ sono stati in 1012 (41,19%).

Avranno maggiore peso i 1445 Sì  raccolti tra i due paesi, oppure vincerà la singola maggioranza di Chiuppano, che la fusione non la vuole?

Un dubbio a cui è la Regione chiamata a rispondere, dopo averlo fatto sorgere poco meno di due settimane fa: “C’è stato un incontro tra amministratori, dove emerse la possibilità di considerare la totalità dei voti espressi nei Comuni chiamati in causa, a differenza di quanto stabilito in precedenza dalla I^ commissione regionale, dove venivano considerati i risultati per singolo Comune – commenta il sindaco di Carrè, Davide Mattei – Dopo il risultato del referendum siamo in un limbo, fintanto che la Regione non chiarirà sul come e quando agirà. Già stamane abbiamo chiesto dei chiarimenti, ma ancora non ci hanno saputo dare una risposta concreta. Ad oggi non abbiamo un verdetto assoluto. La legge regionale 25 del 1992 (art.6) parla di valutazione sia complessiva che dei singoli comuni. Avendo nei due casi risultati discordanti c’è bisogno della ratifica del consiglio regionale”.

Se per il momento la palla passa a Venezia, a Carrè l’aria che si respira è un misto di “delusione per un’occasione che potrebbe essere andata persa, ma aspettiamo di capire cosa faranno in Regione” e soddisfazione per “i miei cittadini che col 74,9% hanno votato Sì, segno che il messaggio fatto, e a più riprese, sui benefici di una fusione è stato colto appieno”, commenta ancora il sindaco Davide Mattei.

Mattei: “Separati in casa? No grazie”
“Sapevamo che a Chiuppano lo zoccolo dei ‘no’ sarebbe stato duro – continua il primo cittadino di Carrè – In ogni modo, che vinca il Sì o il No, ciascuno dovrà farsi carico delle proprie conseguenze. Ora non ci resta che attendere, ma se in Regione verrà ratificato il No di Chiuppano, verranno necessariamente messi in discussione degli accordi presi tra i due Comuni”.
Se ‘Colbregonza’ dovesse franare per effetto del ‘No’ di Chiuppano, potrebbero franare quindi anche dei progetti messi in campo con Carrè, come l’ufficio tecnico comunale condiviso. “E’ da tre anni che questo ufficio è stato fuso, sia l’aera dei lavori pubblici che quella dell’edilizia privata – continua Mattei – Il tutto era stato fatto per ottimizzare un servizio, rendendolo comunque al massimo della fruibilità all’utenza: un progetto che aveva senso, nell’ottica della conseguente fusione tra i due Comuni. Ma se dovesse passare il No di Chiuppano, si rimette mano agli accordi”.

Non piace al primo cittadino di Carrè l’idea di un matrimonio che non si concretizza sulla carta, quando nel concreto di fondo un’unione c’è, fatta di condivisione dei servizi. “Fare i separati in casa non è quello che auguro al mio Comune – continua Mattei – Se a Chiuppano hanno deciso di non partecipare ad un futuro assieme a noi, sotto il nome di ‘Colbregonza’, le conseguenze non mancheranno”.

Se al momento c’è in ballo il destino dell’unico ufficio tecnico comunale condiviso, seguito da 6 dipendenti di Carrè, contro i 2 di Chiuppano “di cui uno a part time”, anche molte altre iniziative sarebbero a rischio: “Non solo la convezione per gli uffici comunali, ma anche diverse iniziative a carattere culturale – conclude Mattei – Col No alla fusione, hanno detto ‘no’ a molte opportunità, come ai contributi regionali e nazionali che la fusione avrebbe potuto portare sui due territori. Avremmo avuto maggiori possibilità per rafforzare anche  il servizio sociale, che ad oggi è mantenuto da un assistente che arriva da una cooperativa, ma in modo non continuativo”.

Paola Viero

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