“La Costituzione non è in discussione, bisogna solo applicare meritocrazia nei trasferimenti delle tasse e concedere ai territori quello che di cui hanno bisogno”.

A quasi 2 anni dal referendum e ad uno dalla presa in carica del governo italiano da parte della Lega si torna ancora a parlare di Costituzionalità in merito alla richiesta di autonomia differenziata da parte del Veneto.

A mettere in discussione la ‘sacralità’ delle tasse ed il loro versamento a esclusivo alle casse dello Stato sarebbe, secondo il ministro Tria, proprio il federalismo fiscale, che Tria considera un percorso intrapreso da alcuni territori per trattenere le loro risorse e avvantaggiandosi sugli altri.

Di parere totalmente contrario è la delegazione veneta che appoggia il governatore Luca Zaia e che, insieme a lui, siede costantemente ai tavoli per arrivare ad ottenere quanto promesso a quel 56% di elettori veneti che in massa aveva votato il ‘sì’ all’autonomia.

“Quanto ai profili di costituzionalità deve essere fugata ogni eventuale preoccupazione per il sistema tributario e contabile dello Stato. Nelle bozze di intesa non c’è nulla che comporti invasioni di campo da parte della Regione Veneto: in discussione ci sono le fonti di finanziamento delle funzioni regionali. E’ naturale che vi siano in gioco ambiti di competenza statali e ragionali, ma ciò avviene nel quadro del ‘coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario’, oggetto di una potestà legislativa concorrente, ai sensi della Costituzione”.

La delegazione veneta ha sottolineato anche che l’inizio della ‘riforma’ avrebbe come riferimento la spesa storica delle Regioni e non i tanto desiderati costi standard, evitando di conseguenza qualsiasi tipo di costo aggiuntivo per lo stato. Oneri aggiuntivi, sempre secondo il gruppo di Zaia, non ce ne dovrebbero essere nemmeno in un secondo momento, con l’entrata in vigore dell’applicazione dei costi standard, in quanto “il criterio del fabbisogno standard dovrebbe comportare semplicemente un riordino, nella direzione della solidarietà, dell’uguaglianza, del buon governo e della buona amministrazione della finanza pubblica, attualmente caratterizzata, in senso negativo, per il suo disordine. Proprio in considerazione del difficile contesto economico e dei conseguenti vincoli di bilancio – hanno continuato gli ‘uomini di Zaia’ – emerge con palese evidenza l’urgente necessità di abbandonare la logica dei trasferimenti basati sul criterio della spesa storica e dei tagli lineari alla spesa degli enti territoriali, per introdurre invece una logica meritocratica che, pur gradualmente e con le garanzie indispensabili per non privare nessun cittadino, da nord a sud, dei servizi essenziali, induca una logica di attenzione alla qualità della spesa e dell’utilizzo delle risorse di tutti, e consenta alle realtà territoriali che ne sono in condizione di porre in essere politiche pubbliche maggiormente orientate alle istanze provenienti dal tessuto socio-economico. E’ essenziale, che vengano definiti i livelli essenziali delle prestazioni e dei loro fabbisogni standard per quanto riguarda assistenza, istruzione e trasporto pubblico locale proprio al fine di valutare adeguatamente le risorse che devono essere messe a disposizione di ogni ente territoriale. Questo – conclude la delegazione veneta – per introdurre finalmente in Italia parametri che guardino alla qualità della spesa, in modo tale che la stessa corrisponda effettivamente a servizi offerti ai cittadini. Si tratta di una sfida nel nome dell’efficienza e dell’efficacia dell’azione pubblica ormai improcrastinabile”.

A.B.

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