L’addizionale regionale Irpef deve prevedere “un meccanismo di progressività e di tutela dei redditi più bassi nella fase di prelievo”, e il gettito dell’imposta deve essere “interamente destinato ad interventi sociali e di sostegno alle famiglie”. Lo affermano i segretari generali dei sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil del Veneto, Tiziana Basso, Gianfranco Refosco e Roberto Toigo, ribattendo all’ipotesi di introduzione dell’addizionale Irpef ventilata dalla Regione con una richiesta di confronto sul tema. Finora la posizione dei sindacati sull’argomento era in realtà piuttosto allineata con quella delle opposizioni, ovvero contraria alla retorica del Veneto tax free del presidente della Regione Luca Zaia, e favorevole all’introduzione di una addizionale per i redditi più alti, a partire dai 70.000 euro l’anno, per destinare il gettito all’implementazione di servizi sociali. “Lo scenario economico che abbiamo di fronte è caratterizzato da forte incertezza e imprevedibilità; le ricadute sociali di tale scenario sono già chiare ed evidenti e ci inducono una forte preoccupazione per la tenuta della coesione sociale nel nostro territorio”, evidenziano Basso, Refosco e Toigo.
Zaia: “I proventi dell’Irpef alle famiglie povere”
Ancora nessuna decisione sull’eventuale applicazione dell’Irpef in Veneto, dove è assente da 13 anni. “Se accadesse, sarebbe per le famiglie più povere”, ha precisato il presidente della Regione. “Se applicassimo l’Irpef dell’Emilia Romagna – il caso allo studio -, ma non a chi ha redditi bassi (sotto i 15 mila euro), avremmo un gettito di 300 milioni l’anno. Per un reddito che va dai 15 ai 28 mila euro l’anno sarebbero 44 euro l’anno. Per il momento sono soltanto proiezioni allo studio. Ma se dovesse scaturirne qualcosa, la somma andrebbe destinata alle famiglie più povere, alle case di riposo, ai disabili, agli asili nido, ai non autosufficienti, magari anche a forme di gratuità per i trasporti gratuiti degli studenti”, ha precisato Zaia.