A Malo vince Moreno Marsetti, 32 anni, perito meccanotronico , di area di destra, appoggiato da Lega e Fratelli d’Italia, che però non hanno mai conferito il simbolo di partito alla lista. Un risultato più che previsto nel terzo comune dell’Alto Vicentino, dove i maladensi non hanno voluto dare la prosecuzione al mandato Lain, rappresentato da Roberto Sette. Era di dominio pubblico, infatti, l’acredine tra l’ambizioso assessore alla Sicurezza e allo Sport e la giunta Lain, da cui Marsetti si è subito smarcato, iniziando una campagna elettorale anticipata, che evidentemente ha dato i suoi frutti.
Poco incisive le argomentazioni di chi ha tentato di battere Marsetti con contenuti e toni bassi, lui ha vinto con semplici slogan che colpiscono la pancia degli elettori. ‘Darò il numero di cellulare a tutti gli abitanti di Malo’ , aveva detto durante un comizio, facendo sorridere chi adesso si chiede come farà a rispondere personalmente alle innumerevoli richieste di una nutrita cittadinanza.
Secondo classificato a Malo nella competizione amministrativa Luciano De Zen, che con una lista di centro sinistra ha portato a casa più voti di Roberto Sette, assessore uscente e appoggiato da quella metà della Lega che a Malo si era spezzata in due. Troppo pacati i toni di un uomo perbene, incapace di usare ‘cattiveria’ e grinta dialettica che a volte, incidono su quella fascia di elettorato, che vuole l’uomo forte al comando.
Moreno Marsetti avrà un mandato non facile a Malo, dove da due anni ormai, si respirava un clima di tensione, che sfociava anche in continue minacce di querela là dove i reati non esistevano. Nemmeno i suoi rapporti con la stampa libera sono al momento idilliaci e dovrà essere bravo a ricomporli con chi si è visto addirittura mettere il bavaglio per aver predetto il quadro politico, che gli ha fatto da sfondo per la vittoria. Ma per lui, giovane e dal carattere vivace, non era concepibile che si potesse scrivere la verità. Si spera che durante il suo mandato venga affiancato da qualche ‘saggio’ , che gli faccia capire che fare il primo cittadino non significa comandare, ma mettersi al servizio del paese con umiltà. Qualcuno con i capelli grigi o bianchi che gli faccia comprendere il valore del mandato da primo cittadino, che non deve accorrere solo per chi lo ha votato e gli abbassa il capo, ma anche per coloro i quali devono avere la libertà di contestarlo. Si chiama democrazia e in molti a Malo hanno dimenticato questa parola.
Pier Daniele Dalle Rive