Liste d’attesa di mesi, che inducono i cittadini a rivolgersi ai centri medici privati. Ore e ore d’attesa al pronto soccorso. Medici demotivati. Abitanti dell’Alto Vicentino che emigrano verso altri ospedali e altri, che denunciano inefficienza nei servizi. Parliamo dell’ospedale Unico, quello di Santorso, nuovo di zecca. Al centro di polemiche, a cui Valter Orsi, leader del gruppo apartitico La Cordata e candidato a sindaco di Schio alle amministrative 2014, ha voluto dare concretezza creando una sorta di punto d’ascolto settimanale. Un lavoro che sta conducendo in sordina da mesi, con la collaborazione di chi sta credendo in lui. Non solo semplici cittadini, ma anche ‘addetti ai lavori’, noti professionisti che lo stanno affiancando in un percorso di denuncia coraggiosa. Quella che a volte, solo in campagna elettorale si ha il coraggio di fare, ma che lui, senza il supporto di un partito politico sta portando avanti promettendo battaglie, a suon di carte bollate che sono già pronte. Valter Orsi vuota il sacco e lo fa mostrando carte, portando testimoni, che all’ospedale nuovo ci sono stati. Che hanno vissuto la loro esperienza e che sono pronti a testimoniare quanto hanno riscontrato in quel luogo che, dal loro racconto, sembra ben lontano da quel luogo di cura, troppe volte definito ‘polo d’eccellenza europeo’. Su questa definizione, Orsi si fa una risata sopra. Lui che non conosce l’aggressività, preferisce ironizzare sebbene quanto denuncia sia drammatico.

 

Qual è la situazione attuale del nuovo ospedale, descritto come una eccellenza addirittura a livello europeo. Come stanno le cose realmente?

Da quanto stiamo rilevando, l’unica cosa veramente al di sopra della norma è lo spropositato costo dell’opera che determinerà la diminuzione del servizio erogato al cittadino, inoltre la struttura sembra dare vari problemi che dimostrerebbero che il valore è ampiamente inferiore a quanto verrà pagato. Il servizio al cittadino-utente non è certo di eccellenza, ci arrivano segnalazioni in merito alle liste d’attesa che lasciano l’amaro in bocca: visite oculistiche ad un anno, una visita valvolare cardiaca a 11 mesi, gastroscopie a otto mesi. Molte, troppe altre segnalazioni ci arrivano in merito a casi limite: persone che entrano in sala operatoria per interventi di normale routine e ne escono con infezioni ossee. Cittadini che si recano in altri ospedali per vedersi ricoverati immediatamente per far fronte ad urgenze non riscontrate a Santorso nell’ambito di varie visite, medici che lavorano male a causa dell’ambiente che si è venuto a creare. Alcuni professionisti molto stimati che se ne stanno andando.

Come ha raccolto tutti questi dati?

Il gruppo La Cordata si riunisce tutte le settimane da settembre dello scorso anno: riceviamo segnalazioni direttamente dai cittadini-utenti, alcuni ci telefonano per raccontarci le loro disavventure, altri vengono di persona a chiedere cosa possono fare per avere giustizia di fronte a casi eclatanti. I cittadini si trovano indifesi e purtroppo, quando si ha male non si fanno le battaglie. Ci si vende anche la casa pur di curarsi: per questo il nostro impegno per il diritto al servizio sanitario pubblico è costante. Il nostro gruppo è molto variegato, e grazie a questo, riusciamo ad arrivare a numerose fonti di informazione, che ci hanno consentito di avere un quadro chiaro della situazione. Un cittadino ci ha portato la sua testimonianza di estenuante attesa al pronto soccorso nonostante avesse un dito quasi completamente mozzato, un altro vuole depositare una denuncia perché lasciato su di una lettiga per 30 ore, cose incredibili. Giusto dire che riceviamo anche encomi sul lavoro di alcuni addetti infermieristici.

Quindi, in sostanza quello che ci sta facendo capire è che tutto quello che ci è stato raccontato sull’ospedale sono solo inesattezze e falsità?

Io dico, che, da quanto sta emergendo, giorno dopo giorno, la realtà non è quella che si vorrebbe descrivere. Si lanciano notizie positive, anche su questioni minime, per creare una cortina fumogena che nasconde l’evidenza. Abbiamo inviato una segnalazione alla Corte dei Conti per il tantissimo materiale in stato di abbandono all’ospedale De Lellis, ancora in ottimo stato funzionale. Ci dicono che verrà donato in beneficenza, però intanto ne è stato acquistato altro di nuovo…. tanto paghiamo noi. Le strutture del nuovo ospedale, inoltre, dimostrano molte lacune: infiltrazioni d’acqua, tubature che saltano, controsoffitti che cadono, piastrelle che si staccano, problemi strutturali che comportano cedimenti nei rivestimenti sterilizzanti di alcune camere operatorie……..quanto vuole che vada avanti? Tutto questo le sembra normale in una struttura ospedaliera consegnata solo un anno fa?

Come ha intenzione di farsi sentire la Cordata in merito al quadro che sta delineando?

Abbiamo già inviato una segnalazione alla Corte dei Conti di Venezia, stiamo per depositare un esposto alla Procura della Repubblica e probabilmente lo invieremo anche al Presidente della Repubblica. Continueremo la nostra azione di approfondimento, denuncia e pressione nei confronti della classe partitica, e dei suoi rappresentanti, che sta colpevolmente tacendo. Stiamo collaborando con alcuni medici legali che ci aiutano, gratuitamente, sulle valutazioni dei casi di “malasanità” indirizzando al meglio le persone che si rivolgono a noi.

Parliamo ora di Valter Orsi. E’ stato il primo ad uscire allo scoperto, dichiarando ufficialmente qualche mese fa di voler ambire alla poltrona di sindaco. Questa volta sente di farcela?

La sfida è stata lanciata per dare la possibilità ai cittadini scledensi di poter avere un Sindaco che rappresenti i loro interessi e non quelli del partito a cui è iscritto; la questione sanità ha chiarito bene questo concetto, molti sindaci hanno taciuto causa l’intervento del politico di turno. Nella campagna elettorale del 2009 ho preso molti impegni, ma, una sola promessa ho fatto: far venir prima gli interessi degli scledensi, sto ancora perseguendo quella parola data. Ho un gruppo di persone, unito, determinato, pulito, che ha deciso di togliersi la casacca ideologica e di impegnarsi per il bene della città e dei suoi abitanti, un gruppo trasversale che sta lavorando tanto, abbiamo elaborato un progetto innovativo per una nuova economia di città, progetti per uno sviluppo che tenga in primo piano le famiglie, il lavoro, l’istruzione, la cultura, lo sport, le nuove tecnologie. Insomma, un nuovo modo di amministrare che tenga in primo piano il cittadino, bisogna saper ascoltare la gente e camminare insieme a loro verso un futuro condiviso. Se ce la farò? Non lo so, di certo abbiamo deciso di andare fino in fondo, a testa alta, le esperienze passate mi hanno insegnato molto, ho conosciuto persone che hanno venduto la città per loro interesse. Per noi il diritto ad essere amministrati da un vero rappresentante dei cittadini è un punto di forza.

Il clima di campagna elettorale si respira tutto a Schio. Che giochi prevede sulla scacchiera anche se ancora manca circa un anno?

Ci sono molte manovre in corso, vedo persone in avanscoperta con l’incarico di capire quali siano le nostre intenzioni. Gruppi che si muovono, anche solo per far confusione. Penso che il clima si surriscalderà. Noi seguiremo la strada già imbastita, pronti a dialogare con le persone che condividono la necessità di rappresentare gli interessi degli scledensi, senza passare sotto le forche caudine dei potentati.

Chi e cosa teme di più nella sua scalata a primo cittadino di Schio?

In realtà non temo nessuno, io parlo di progetti e cerco la condivisione, ascolto i problemi della gente e col gruppo cerchiamo di trovare le soluzioni migliori. Sicuramente il “sistema partiti” userà l’arma del fango, d’altronde è normale di questi tempi, controbattere le idee è più faticoso.
Cosa è andato storto 5 anni fa, visto che alla fine ha perso per una manciata di voti?
Lei apre una vecchia ferita ……. Il lavoro della squadra fu eccezionale, fu grazie a tutti i componenti delle tre liste che si ottenne il grande risultato, tutti, tranne i vertici del PDL locale, mai visti nel lavoro sul territorio. Per questo motivo, quando dopo le elezioni vennero a chiedere i nostri voti per le commissioni gli chiusi la porta in faccia, premiai invece chi lavorò. Ci pensò il centrosinistra in consiglio a dare il voto per eleggerne uno alla presidenza di una commissione. Accaddero altre cose al ballottaggio, ne ebbi prova più tardi, ci furono accordi sotterranei che portarono alla nomina di un assessore, accordi che videro protagonisti anche alcuni alti vertici lega. Sembra strano, ma c’è una strana logica che vuole Schio in mano al centrosinistra, questo per garantire il potere nella gestione delle politiche territoriali in mano ai soliti noti, stessa logica è esplosa nelle ultime elezioni amministrative a Vicenza, a farne le spese fu la Dal Lago. Per questo motivo ho deciso di ritornare in campo, non posso permettere che la città che amo sia utilizzata come merce di scambio a scapito di chi ci vive.

Cosa è rimasto della Lega a Schio? In questo momento è commissariata, pensa si stia riorganizzando? Può farcela visto che ormai sembra in caduta libera?

Della storica Lega,quella che senza paura faceva le battaglie del territorio anche contro i propri vertici, credo poco. So che è commissariata, ma non voglio entrare in argomento, si stanno ancora aspettando le spiegazioni che hanno portato alla divisione del gruppo consigliare. Nelle logiche dei vasi comunicanti, credo che la Lega potrebbe tornare a prendere voti, il problema è che non è più il movimento di una volta, è diventata un partito, con logiche diverse, legate al potere, quindi, non porterà a cambiare il sistema, visto che oramai ne fa parte. Comunque, vi sono ancora molte persone a livello locale e non, per le quali nutrono profonda stima.

Che città vuole per Schio?

Voglio una città che sappia esser sempre più comunità, unita, e capace di aiutarsi per affrontare i gravi problemi generati anche da questa crisi di valori. Una città capace di affrontare i problemi e condividerne il più possibile le soluzioni, determinandone le priorità. Una città che sui temi dell’ambiente, cultura, scuola, sport, partecipazione, sicurezza e innovazione tecnologica possa essere esempio per tutto il territorio circostante. Una città che sappia farsi forza della propria storia e guardare avanti, verso un futuro che la caratterizzerà. Una città che trovi nell’amministrazione comunale un’alleato, un amico che ti tende la mano e ti aiuta a risolvere i problemi. Insomma, una città che veda prevalere il ruolo del cittadino che rispetta le regole e le leggi, a prescindere dal colore della pelle o dall’etnia, perché chi rispetta le regole ha il diritto di essere parte del percorso che ci porterà a costruire quel futuro che lasceremo ai nostri figli.

Da dove partirà, se dovesse farcela?

Da dove sono ora, in mezzo alla mia gente.

Natalia Bandiera

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