I Comuni veneti non si sono mai dati troppo da fare per contrastare l’evasione fiscale, ma ora stanno definitivamente abbandonando la partita. Lo lamenta lo Spi-Cgil Veneto, commentando i dati del ministero dell’Interno sull’attività di accertamento fiscale e contributivo da parte delle amministrazioni locali. Nel 2021 solo 14 Comuni veneti su 563, il 2,5% del totale, se ne sono occupate, recuperando in tutto 148.449 euro, il 34% in meno rispetto all’anno precedente. Le amministrazioni venete non sfruttano insomma l’opportunità introdotta col decreto legge del 2005 che consente di incamerare il 100% delle risorse recuperate con il contrasto all’evasione fiscale.

“I dati del ministero dimostrano chiaramente che la lotta all’evasione fiscale non è una priorità dei nostri amministratori e questo è un danno perché i soldi recuperati potrebbero essere reinvestiti a favore delle famiglie e degli anziani in difficoltà”, commenta Elena Di Gregorio, segretaria generale dello Spi del Veneto, che evidenzia il trend negativo: nel 2016 i Comuni coinvolti negli accertamenti erano 54, poi il numero è crollato arrivando a 19 nel 2020 e 14 nel 2021. E anche le somme recuperate sono crollate vertiginosamente: nel 2018 arrivavano a 1,1 milioni, ora sono appena 148.500 euro. “Ai tavoli della contrattazione sociale continueremo a chiedere ai sindaci di siglare i patti anti-evasione perché sono ancora troppo pochi quelli che l’hanno fatto”, conclude Di Gregorio. “Noi vorremmo che la partecipazione agli accertamenti fiscali venisse effettuata da 563 comuni su 563 perché è una questione di giustizia sociale e le Amministrazioni devono rendere conto ai propri cittadini sul perché perdono questa occasione e questa opportunità”.

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