Nelle ultime 24 ore in Veneto sono stati individuati 21.833 positivi, con un’incidenza del 12,85% su 169.893 tamponi eseguiti. “Lo stesso giorno dell’anno scorso i positivi individuati erano 1.359”, evidenzia il presidente della Regione Luca Zaia. I soggetti attualmente positivi sono 273.895, mentre a questo punto “l’anno scorso erano 57.469”. I ricoverati oggi sono 2.010, di cui 1806 in area non critica e 204 in terapia intensiva. “Un anno fa i ricoverati erano 2.898, i dati dimostrano che la vaccinazione ci ha dato una grande mano”, spiega Zaia. I decessi registrati sono 32. “Sono cinque o sei giorni che la curva dei ricoveri sta flettendo”, continua Zaia. “Noi siamo in ritardo di circa 15 giorni rispetto al fenomeno inglese, dovremmo aver raggiunto la fase di stallo e star iniziando la flessione”.

In base ai dati il Veneto rimarrà in zona gialla almeno per un’altra settimana, e se le cose proseguiranno così potrebbe non finire mai in area arancione. Lo anticipa il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, oggi in conferenza stampa dalla sede della Protezione civile regionale a Maghera. L’Rt è 1,22, l’occupazione delle terapie intensive al 18%, quella dell’area medica del 26%. Nel giro di una settimana “se continua così il modello ci dice che potremmo perdere un altro mezzo punto di terapie intensive e prenderne uno in area medica”, spiega Zaia. Cosa che farebbe restare il Veneto in area gialla anche la settimana successiva. “Noi possiamo avere una marea di positivi ogni giorno ma il delta ricoveri rimane a nostro favore”, continua Zaia. “Il virus si sta endemizzando, la variante Omicron è molto contagiosa ma non altamente letale e probabilmente è una scelta che il virus fa per diventare obiquitario, diventerà la nostra influenza”.

“Questa mattina abbiamo superato i 10 milioni di vaccinazioni, ci abbiamo messi 13 mesi scarsi”

Tampone in farmacia per fine isolamento? Lo dica il Ministero

“Altre Regioni hanno deciso uno strappo, portando la fine dell’isolamento in farmacia con un tampone di prima generazione… Il ministero della Salute ha detto ormai da tre giorni che farà una circolare, ci auguriamo che la faccia presto”. Così il presidente della Regione Veneto Luca Zaia interviene in merito alla decisione presa da altre Regioni di consentire la fine dell’isolamento per i positivi al Covid a fronte di un tampone antigenico di prima generazione eseguito in farmacia. “Il ministero mi ha garantito che avrebbero affrontato il tema all’inizio di questa settimana, penso siano in dirittura d’arrivo”, aggiunge Zaia, evidenziando che senza una modifica delle prescrizioni a livello nazionale intervenire in questo modo potrebbe esporre la Regione ad azioni legali.

‘Occorre cambiare strategia, protocolli insostenibili

“Cambia lo scenario, deve cambiare la strategia”. Ha ribadito  presidente della Regione Veneto Luca Zaia,  tornando sulla richiesta di cambiare la definizione di caso di Covid avanzata dalle Regioni. La speranza è che “il Governo capisca che la situazione oggi è il caos”, avverte Zaia. “Il contact tracing con 21.000 contagi al giorno è impossibile da fare”. Di qui l’invito a seguire le indicazioni dell’Ecdc, ovvero a “concentrarsi sui sintomatici”, come del resto ha deciso di fare la Gran Bretagna. Sulla proposta, ma in realtà sulla strategia dietro le misure per la gestione della crisi pandemica, sta lavorando un apposito gruppo di cui fa parte la direttrice del dipartimento prevenzione della Regione Francesca Russo, oggi al fianco di Zaia in conferenza stampa. “Spero che questo gruppo di lavoro che come ho detto al ministro Speranza duri ore, non giorni, e chiuda questa partita”, dichiara Zaia. “Si va nella direzione in cui il vaccinato positivo si mette in isolamento tre giorni e poi riprende le sue attività.., La strategia è concentrarci sui sintomatici, dobbiamo fare in modo di liberare un sacco di cittadini che oggi sono preda di tutte queste regole che noi vorremmo semplificare”. In Veneto “siamo stati precursori di queste proposte e, segnatevelo, andrà a finire così”, avverte Zaia. Se ancora non si procede è per una questione di “approccio culturale di questo Paese: c’è una forma di autotutela in tutto quello che si decide”. Ma “spero che si addotti un approccio più anglosassone e si vada verso la soluzione”, anche perché “così facciamo finta di fare prevenzione”.

In realtà, aggiunge Russo, “la definizione di caso viene condivisa a livello internazionale e il ministero da solo non può assumere una definizione di caso diversa da quella assunta a livello internazionale”. Infatti proprio “ieri c’è stato un incontro con altri Paesi europei per discutere di questo. L’idea è di passare dalla sorveglianza sulla positività a sorveglianza sindromica, così come avviene per l’influenza e come dice di fare l’Ecdc. È cambiato lo scenario, è cambiata la gravità, le misure di mitigazione del rischio vanno rivalutate”.

Al momento i protocolli per la gestione del Covid nelle scuole stanno rendendo la situazione “insostenibile”. Gli studenti rischiano di rimanere in quarantena continuamente, i genitori che possono andare in auto sorveglianza non riescono a farlo perché hanno i figli in quarantena. A livello centrale si sono resi conto questo e stanno affrontando la situazione”, conclude Russo.

 

 

 

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